Alcune indiscrezioni sul piano di Berna per far fronte alla carenza d'energia che ci aspetta nei prossimi mesi.
Dagli avvisi alla popolazione, ai lampioni spenti fino alle quote (che colpiranno duro le aziende) e i blackout controllati.
BERNA - C'è poca benzina, c'è poco gas, c'è poca acqua e - nei mesi invernali - potrebbe iniziare a scarseggiare anche l'elettricità. Se n'è già parlato negli scorsi giorni, con discreta preoccupazione, e si ritorna a parlarne sui domenicali, compresa la SonntagsZeitung.
I motivi all'origine di uno pseudo-blackout generalizzato in tutto il Vecchio Continente hanno origini diverse: dal tappo di bottiglia delle risorse energetiche causato dalla guerra in Ucraina, passando per la siccità che azzoppa le centrali idroelettriche e una in difficoltà nel settore nucleare diffuso in diversi Paesi, vuoi per la corsa al "verde" e vuoi per la vetustà di diversi impianti (realtà, questa, anche Svizzera).
La preoccupazione è che, se si verificassero problemi ad alcune centrali-chiave all'estero (soprattutto fra Germania e Francia) e venisse a mancare una parte dell'approvvigionamento garantito da eolico e fotovoltaico, la Svizzera potrebbe trovarsi alle strette con giorni di afflusso-zero di energia. Non si tratta, lo puntualizziamo qui, di una certezza ma comunque di un'eventualità non così remota.
Vista che ormai è troppo tardi per provvedere a stoccare riserve d'emergenza, la Confederazione sarebbe al lavoro su di un piano che potrà essere messo in atto in caso sarà necessario.
Come funziona il piano d'emergenza elettricità della Confederazione - È articolato su quattro "gradi" di severità, con misure inizialmente morbide che possono diventare - in caso l'allarme non rientri - più dure giungendo fino all'imposizione di quote e all'extrema ratio: lo stop controllato all'erogazione.
Per quanto riguarda le opzioni più soft, si parte dall'appello a un consumo ragionevole fino allo spegnimento dei lampioni e delle vetrine. Si tratta di approcci di austerity che però «hanno piuttosto un impatto psicologico che di efficienza energetica», spiega Berna.
Il risparmio energetico inizia a diventare reale solo con l'introduzione delle quote fisse d'erogazione, che andranno a toccare soprattutto aziende e negozi. Stando al domenicale si parla di un calo del 20% sulla fornitura standard a entrambe. Una quota, questa, che non manca di destare preoccupazione soprattutto in aziende - come le rivendite al dettaglio - che hanno bisogno dell'elettricità per garantire la freschezza delle proprie merci.
Migros, sentita dal domenicale, conferma che se così sarà potrebbe essere necessario chiudere all'incirca un quinto delle sue filiali e rinunciare a una parte dell'offerta: «Daremo priorità a cuocere il pane piuttosto che conservare il gelato», conferma il portavoce Marcel Schlatter. Anche Coop sta lavorando a «piani d'emergenza appropriati», coordinandosi con la Confederazione.
Per quanto possano sembrare draconiane, queste quote potrebbero rivelarsi fondamentali per evitare il peggio: i blackout controllati con spegnimento di interi nodi della rete. Queste, stando all'Ufficio federale per l'approvvigionamento economico del paese (UFAE) avrebbero «conseguenze devastanti» con intere regioni al buio per periodi anche prolungati. Oltre alle scomodità nell'ambito domestico, le ripercussioni potrebbero essere davvero grame per la sicurezza, la sanità e il settore produttivo che si ritroverebbe ancora più alle strette.
Si tratta, ovviamente, di speculazioni ma la Confederazione potrebbe fare chiarezza sulla questione già prima della fine dell'estate. Come confermato dal portavoce dell'UFAE, Thomas Grünwald, «entro il termine di agosto il piano d'azione verrà presentato in dettaglio entro fine agosto».