A luglio prezzi al consumo in Svizzera sono aumentati, ma l'impennata non c'è (per ora)
BERNA - L'inflazione rimane elevata in Svizzera, perlomeno per gli standard storici del paese, ma non accelera ulteriormente: in luglio il rincaro è rimasto fermo al 3,4%, lo stesso valore di giugno, quando era stato registrato il tasso più alto da 30 anni a questa parte.
Stando ai dati pubblicati oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST) nel settimo mese dell'anno l'indice dei prezzi al consumo si è attestato a 104,5 punti, cioè allo stesso livello di giugno. Il rincaro non accenna quindi a diminuire, confermando una tendenza che dura ormai da tempo: si registra infatti il 19esimo mese consecutivo in cui il dato non si abbassa.
I valori di luglio e di giugno sono anche i più elevati da quello (pure del 3,4%) registrato nell'ottobre 1993. A titolo di confronto storico alcuni mesi del 1991 superarono il 6% e nel 1973 si videro dati superiori all'11%; per non parlare dell'agosto 1941, quando venne toccato il 17,7%.
Il dato diffuso oggi è compreso nella fascia delle attese degli analisti, che scommettevano su valori che andavano dal 3,0% a 3,7%.
Vista in un'ottica internazionale l'inflazione elvetica può peraltro essere considerata ancora relativamente limitata, nel contesto attuale: a titolo di confronto nell'Eurozona ha toccato l'8,9% in luglio, un livello mai registrato dalla nascita dell'Unione economica e monetaria. Nel Regno Unito il rincaro è al 9,3%, mentre negli Usa si è attestato al 9,1%: non era mai stato così alto dal 1981.
Tornando nella Confederazione, secondo l'UST la stabilità dell'indice in luglio rispetto al mese precedente è il risultato di tendenze opposte che si sono compensate a vicenda. I prezzi dell'olio da riscaldamento sono diminuiti e lo stesso hanno fatto quelli dell'abbigliamento e delle calzature, in seguito dei saldi stagionali. Hanno invece registrato un aumento gas e prestazioni nel settore paralberghiero.
Nel dettaglio, rispetto a giugno i prezzi dei prodotti indigeni sono saliti dello 0,2%, mentre quelli dei prodotti importati sono scesi dello 0,7%. Su base annua i primi segnano +1,8%, i secondi +8,4%. Lo zoccolo dell'inflazione - che nella definizione dell'UST è il rincaro totale senza quello concernente prodotti freschi e stagionali, energia e carburanti - ha mostrato variazioni pari a -0,2% (mese) e +2,0% (anno).
L'UST calcola anche un indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA), misurato con la metodologia in uso nell'Unione europea, con l'obiettivo di raffrontare i dati elvetici con quelli della nazioni comunitarie. Visto da questa prospettiva luglio presenta un rincaro di +0,1% (mese) e di +3,3% (anno).
L'inflazione in Svizzera - come in vari altri paesi - è stata per anni bassa o addirittura negativa: prendendo la sequenza 2014-2021, i tassi sono stati 0,0%, -1,1%, -0,4%, +0,5%, +0,9%, +0,4%, -0,7% e +0,6%. A partire dal 2021 è cominciata una fase di crescita.
Come noto l'efficacia dell'indice dei prezzi al consumo nell'illustrare il costo della vita percepito dai consumatori è peraltro spesso al centro di grandi discussioni. Questo è particolarmente vero in Svizzera perché, per motivi metodologici, il tasso calcolato dai funzionari di Neuchâtel non comprende i premi dell'assicurazione malattia di base, un punto di spesa che è spesso in forte progressione nei bilanci delle famiglie elvetiche. Il rincaro stabilito dall'UST ha una grande importanza in vari ambiti: dalle negoziazioni salariali agli affitti, passando per la fissazione degli alimenti nell'ambito dei divorzi.