Lo attesta l'indice dei prezzi al consumo di Comparis, che indica che l'aumento reale è superiore a quello dei dati ufficiali
ZURIGO - «L’inflazione percepita nella Svizzera italiana rimane superiore a quella della Svizzera tedesca e francese». A dirlo è Comparis, che questa mattina ha pubblicato il suo indice dei prezzi al consumo - in collaborazione con il Centro di ricerca congiunturale (KOF) del Politecnico federale di Zurigo (ETH).
L'indicatore misura l’inflazione percepita dai consumatori: per il calcolo viene considerato esclusivamente l’andamento dei prezzi dei beni consumati regolarmente, ovvero generi alimentari, medicamenti o vestiti, rimuovendo i fattori di contenimento dell’inflazione come gli affitti o altri beni durevoli.
I dati dicono che... - Analizzando i dati per regione linguistica, emerge che la Svizzera tedesca, la Svizzera romancia e la Svizzera francese hanno registrato il rincaro più elevato su base annua, con un aumento del 2,9%. A dicembre, il livello dei prezzi è sceso dello 0,1%. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, la Svizzera italiana ha invece registrato il rincaro più basso, con un aumento del 2,8%. In dicembre il costo della vita è diminuito dello 0,1% rispetto allo scorso novembre.
Rincaro su base annua? Elevato - Nel 2022 il rincaro medio annuo dell’indice dei prezzi al consumo di Comparis è stato del 3,5%, contro lo 0,6% del 2021. Secondo l'indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC) nel 2022 il rincaro medio annuo è stato del 2,8%. Una differenza rispetto al dato ufficiale che è stata particolarmente marcata nella prima metà dell'anno, dopodiché c'è stato un leggero allineamento, spiega l'esperto di finanze di Comparis Michael Kuhn. «Dopo un forte incremento dei prezzi dei beni di uso quotidiano come il carburante e l’energia per il riscaldamento, negli ultimi mesi del 2022 sono aumentati anche i beni duraturi come le abitazioni». L'azienda, tuttavia, sostiene che il rincaro medio annuo più elevato calcolato da Comparis rispecchi meglio l’esperienza reale dei consumatori durante gli acquisti quotidiani.
Cosa è aumentato e cosa è diminuito - I fattori stagionali, con le vacanze natalizie del mese di dicembre, hanno avuto un fattore sostanziale nei rincari su base mensile. I prezzi del settore paralberghiero hanno subito l’aumento più significativo, pari al 19,9%, contro una diminuzione del 3,4% a novembre. Anche il prezzo dello zucchero (+6%) non ha tradito le aspettative ed è salito prima di Natale, così come è proseguita l'ascesa del burro (+3,3%), che è arrivato a costare il 9,5% in più rispetto all'anno precedente.
Alcuni prezzi, però, sono scesi. Ad esempio quelli del carburante, che sono stati più convenienti del 6,9% rispetto a novembre. Anche il costo del caffè è calato del 4,8%. Ci sono poi le diminuzioni relative allo spumante (-3,7%), a succhi di frutta e verdura (-3,1%) e ai supporti di memorizzazione e dei contenuti (-3%).
Chi è colpito maggiormente dall'inflazione - Negli ultimi dodici mesi sono state le coppie over 65 senza figli quelle più colpite dal rincaro: secondo Comparis attualmente percepiscono un tasso di rincaro del 3,3% rispetto all’anno scorso. In percentuale, considerando la tipologia di economia domestica, sono quelle monoparentali a percepire meno il rincaro: l’inflazione percepita negli ultimi 12 mesi da questa categoria di popolazione è stata del 2,6%. «Se è vero che le coppie senza figli di solito hanno più soldi a disposizione per vivere in appartamenti più grandi e viaggiare, la situazione è ben diversa per i genitori single. Sentono meno il rincaro perché in ogni caso non possono permettersi molti dei beni e servizi colpiti dall’aumento dei prezzi o possono permetterseli solo in misura limitata», spiega Kuhn.
Cosa aspettarsi dal 2023 - Al netto che le cose vanno meglio in Svizzera che nell'eurozona, dove i prezzi sono cresciuti del 9,7% in un anno, l'inflazione sarà elevata per entrambe le realtà anche nel 2023. Le previsioni parlano di un aumento di circa il 6,1% nell’eurozona, del 7% nell’UE e del 2,2% in Svizzera, secondo le stime della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). «Nel confronto a lungo termine, l’inflazione in Svizzera rimarrà quindi elevata, ma sarà molto più bassa che nella maggior parte dei paesi europei».