Gli spazi per i giovani con situazioni complesse scarseggia e le Arp li collocano nelle carceri minorili. Una tendenza che preoccupa.
Orfana di madre e con un papà che di lei non si prende cura, la 14enne Anna* viene presa in consegna dall'Autorità regionale di protezione (Arp) di Thun (BE) che la alloggia presso una famiglia affidataria. Le cose però non vanno bene, assume alcol e droghe e ha problemi con la prima e anche con altre famiglie affidatarie. Scappa di casa e inizia a vivere per strada.
Rintracciata dall'Arp, si presenta un problema: nessuna delle 30 strutture registrate vuole accoglierla. L'extrema ratio sarà quella di farla soggiornare nel reparto minorile del carcere di Thun, idealmente in via temporanea. In quella cella, però, Anna ci resterà 3 mesi.
Boom dopo il Covid, e sono soprattutto ragazze
Un caso limite? Sarebbe bello se fosse così, ma in realtà succede più spesso di quanto si possa credere, soprattutto dopo il biennio del Covid. Stando a un reportage della SRF, sarebbero diversi i cantoni che - come ultima spiaggia - alloggerebbero giovani “difficili” con problemi di dipendenze e/o psicologici proprio in quel di Thun, per la mancanza di spazio in centri di recupero e ospedali psichiatrici.
Ragazzi, e soprattutto ragazze, da diversi cantoni svizzeri (e dal principato del Lichtenstein) finirebbero a passare settimane in cella, spesso senza assistenza terapeutica e senza la possibilità di frequentare lezioni o di riacquistare una sorta di quotidianità normale. Stando ai dati raccolti dalla Srf, dal 2021 al 2022 si parla di un totale di 27 giovani.
Se è vero che si tratta di sistemazioni temporanee, la realtà dei fatti è che per alcuni casi il periodo in detenzione può finire anche per prolungarsi.
Le critiche, e la risposta: «Meglio che ritrovarli in un fosso»
La pratica, che fondamentalmente porta dei minorenni senza accuse penali a carico in una struttura carceraria, non ha mancato di indignare e attirare critiche, anche da parte della Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (CNPT).
«Si tratta di situazioni eccezionali e ricorriamo a questa soluzione come ultima risorsa, per evitare di ritrovare poi questi ragazzi in un fosso, senza vestiti e in balia delle droghe», commenta il direttore del reparto minorile del carcere di Thun Andrea Zimmerman, «il soggiorno è solitamente breve, e permette all'Arp di organizzarsi per trovare loro una nuova sistemazione».
«Può capitare che dobbiamo ricorrere a questa soluzione, per esempio se scappano di casa e vengono poi ritrovati dalla polizia nel cuore della notte. Spesso non c'è modo di riportarli subito in una struttura e quindi bisogna trovare un'altra soluzione», commenta il direttore dell'Arp bernese Adrian Brand, «in ogni caso si tratta di soggiorni temporanei, da quando lavoro qui - e sono 11 anni - non è mai capitato che una ragazza o un ragazzo restasse nel carcere per diverse settimane».
*nome noto alla redazione