La Confederazione, in quanto associata a Schengen, dovrà applicare alcuni aspetti del patto sulla migrazione.
BERNA - La Svizzera accoglie con favore la riforma della politica migratoria europea sulla quale i 27 Stati membri dell'Unione europea (Ue) hanno raggiunto oggi un accordo di principio. La Svizzera, in quanto associata a Schengen, dovrà applicare alcuni aspetti del patto sulla migrazione.
La Confederazione saluta gli orientamenti delle riforme europee, ha dichiarato a Keystone-ATS la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), secondo la quale è la prima volta che il «principio della responsabilità comune» viene sancito nel diritto europeo sotto forma di un meccanismo di solidarietà.
Alla trasmissione Forum della RTS la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha dichiarato di «rallegrarsi particolarmente» della decisione europea, indicando di ave condotto «lunghe» e «intense» discussioni con i suoi omologhi europei sulla questione. La responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia ritiene che la riforma rappresenti «un passo importante» per instaurare solidarietà tra i Paesi che accolgono migranti all'interno dello spazio Schengen.
Sempre alla RTS Etienne Piguet, professore di geografia umana all'Università di Neuchâtel e vicepresidente della Commissione federale della migrazione, ha dichiarato che l'accordo europeo è una «buona notizia» per il Paese e non avrà un «forte impatto» sulla Svizzera.
D'altra parte, se l'Europa avesse fallito nella istituzione di una politica d'asilo coordinata, la Svizzera avrebbe potuto vedere aumentare «considerevolmente» il numero di domande d'asilo, secondo l'esperto.
Da parte sua la SEM ritiene che sia difficile valutare l'impatto complessivo che questa riforma avrà sul Paese. Secondo la SEM, gli elementi giuridicamente vincolanti per la Svizzera sono quelli derivanti dagli accordi di Schengen-Dublino, tra cui in particolare le nuove regole di competenza sulla gestione dell'asilo e della migrazione così come la banca dati biometrica europea Eurodac.
Queste misure mirano in primo luogo a ridurre la migrazione secondaria all'interno dello spazio Schengen e a rendere il sistema Dublino più resistente alle crisi, indica la SEM. «Ciò è nell'interesse della Svizzera, in quanto anch'essa è colpita dalla migrazione irregolare», aggiunge.
D'altra parte, il meccanismo di solidarietà obbligatoria - introdotto per alleviare gli Stati europei che si trovano ad affrontare la pressione migratoria - non rientra negli elementi che la Svizzera dovrà applicare, ritiene la SEM. Così come le procedure più rapide alle frontiere esterne dell'Ue.
La Svizzera potrà «parteciparvi volontariamente», ma questo dovrà essere deciso «a livello politico», indica la SEM. Nel 2016, la Svizzera aveva per esempio preso parte al sistema di ripartizione dei migranti all'interno della sfera europea.