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SVIZZERACaso Berset, «le mail scambiate non possono essere utilizzate nell'inchiesta»

07.06.24 - 21:33
Lo ha stabilito il Tribunale delle misure coercitive di Berna. La sentenza non è definitiva.
20min/Matthias Spicher
Fonte red
Caso Berset, «le mail scambiate non possono essere utilizzate nell'inchiesta»
Lo ha stabilito il Tribunale delle misure coercitive di Berna. La sentenza non è definitiva.

BERNA - L'analisi delle comunicazioni tra la casa editrice Ringier e Peter Lauener, ex capo della comunicazione dell'ex consigliere federale Alain Berset, era illegale. Lo ha stabilito il Tribunale delle misure coercitive di Berna. La sentenza riguarda la cosiddetta vicenda dei "Corona-leaks".

"Coronaleaks" - La vicenda della "fuga di notizie sul coronavirus" era balzata agli onori della cronaca nel 2022 e nel 2023. Stando alle accuse, alti funzionari federali avrebbero informato in anticipo i media sulle misure governative previste durante la pandemia. Il procuratore straordinario incaricato all'epoca del dossier, Peter Marti, aveva preso di mira in particolare Lauener, l'allora capo della comunicazione del Dipartimento federale dell'interno e confidente di Berset.

La conclusione del tribunale - L'Ufficio federale dell'informatica e della telecomunicazione aveva consentito a Marti nell'ambito delle indagini di avere accesso alla casella di posta elettronica professionale di Lauener. Il procuratore straordinario e la polizia cantonale di Zurigo avevano analizzato i dati e hanno trovato, tra le altre cose, frequenti contatti via e-mail con il capo di Ringier Marc Walder. Il tribunale bernese delle misure coercitive è giunto alla conclusione che quest'analisi della corrispondenza di Lauener non era legittima. Marti avrebbe dovuto concedere subito alle persone interessate il diritto di richiedere un sigillo.

Respinta la richiesta - Esse lo hanno fatto solo dopo aver appreso delle indagini in corso. Il Ministero pubblico della Confederazione aveva a sua volta sollecitato il dissigillamento della casella postale, richiesta respinta ora dalla Corte. Il traffico di e-mail resta quindi off-limits per gli investigatori. Nella sua sentenza, il tribunale bernese ha invocato principalmente la protezione delle fonti giornalistiche e il segreto editoriale. Lo ha indicato il presidente della corte Beat Brechbühl, citato stamane da testate di Tamedia. La sentenza non è ancora definitiva.

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