La storia di Largo è simile a quella di molti che arrivano in Svizzera a cercare fortuna. Ma per trovare un tetto i soldi non sono tutto.
ZURIGO - Dalla Romania arriva in Svizzera per lavorare, ci resta tre mesi all'anno «lavoro un po' qui e un po' là, in un cantiere o nell'altro» e durante quel lasso di tempo dorme all'aria aperta, su di un materasso buttato per terra al riparo di una tettoia. Questo malgrado confermi di guadagnare 4'000 franchi al mese (puliti).
La storia di Largo*, 48enne e padre di famiglia, non è diversa da quella di tanti stranieri che lavorano stagionalmente (e non) in Svizzera e semplicemente non possono permettersi una stanza, figurarsi un appartamento. A raccontarla è 20 Minuten.
Trovare un alloggio in regola nell'area cittadina di Zurigo - dove è solito barcamenarsi - è troppo complicato: «Sono qui senza permessi, e una stanza d'albergo è fuori discussione: costa troppo. Lavoro qui per tre mesi poi torno a casa e con questi soldi campiamo per tutto il resto dell'anno».
Quindi l'operaio opta per i luoghi noti per i senza fissa dimora in città, e con lui tanti altri che magari in Svizzera non si fermano solo per qualche mese: «Ho conosciuto tante persone stando qui», racconta Largo, «tanti fanno i fattorini di UberEats, per loro accedere al mercato immobiliare è quasi impossibile, anche se i soldi per pagare l'affitto li hai... Il problema? I documenti in regola, ma anche lo stigma sociale».
Qualcuno che è riuscito a uscire da questo limbo è Gilles*, rider francese di 28 anni: «Di giorno consegnavo pizze per una nota catena e di notte dormivo sulle panchine, non lontano da qui... Nonostante avessi un reddito non riuscivo a trovare un appartamento o una stanza, non avevo un indirizzo non potevo esibire nessun estratto del casellario giudiziale e avevo solo un permesso L».
Oggi condivide un monolocale nel vicino canton Argovia: «È stato possibile solo grazie a un amico e al fatto che il padrone di casa non ha avanzato troppe pretese», aggiunge, «in generale la Svizzera è troppo cara, tanti arrivano ma tanti se ne vanno via, i soldi non bastano nemmeno per mangiare».
«Non chiediamo nulla, arrivano la sera e alla mattina se ne vanno, molto spesso non tornano più», racconta sempre a 20 Minuten Walter von Arburg che per l'Associazione Pfarrer Sieber gestisce il centro per senza fissa dimora Iglu di Oerlikon (ZH), «abbiamo 34 posti, in media ne riempiamo 29, non siamo quasi mai al completo ma la tendenza - con gli anni - è in crescita. Questo dipende però anche dal tempo atmosferico, se fa freddo oppure piove vengono da noi, se no preferiscono l'addiaccio».
Come mai queste persone non riescono a trovare una casa? «Noi non facciamo domande, accogliamo chi ha bisogno per un massimo di 14 notti consecutive, non siamo un hotel. In quel periodo, quindi, devono fare il possibile per mettersi in regola e sistemarsi. Ma è difficile per loro trovare un alloggio. In genere però la sensazione è che a incidere siano soprattutto le difficoltà linguistiche e la burocrazia», continua von Arburg.
In generale la loro migrazione è un salto nel vuoto: «Molti di loro arrivano qui solo con uno zaino e a malapena un maglione caldo, figurarsi un sacco a pelo. Capita spesso che i nostri volontari della pattuglia antifreddo li trovino a congelare sulle panchine, in attesa del mattino. In genere iniziano a cercare lavoro solo quando arrivano qui in Svizzera, ci provano in media per due settimane e se non ci riescono cambiano Paese o tornano a casa».
*veri nomi noti alla redazione