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SVIZZERA

Il mondo di Vannacci: «L'eterosessualità è la normalità. La Svizzera è stupenda: resti neutrale»

Dazi, riarmo, politiche di genere e rapporti fra la Confederazione e l'Ue: Intervista al criticato e popolare europarlamentare
Il mondo di Vannacci: «L'eterosessualità è la normalità. La Svizzera è stupenda: resti neutrale»
Tio/20min
Il mondo di Vannacci: «L'eterosessualità è la normalità. La Svizzera è stupenda: resti neutrale»
Dazi, riarmo, politiche di genere e rapporti fra la Confederazione e l'Ue: Intervista al criticato e popolare europarlamentare

ZURIGO - Ex generale, europarlamentare (con mezzo milione di preferenze) e da pochi giorni iscritto alla Lega. Per alcuni, Roberto Vannacci è un pericoloso omofobo, misogino e razzista da fermare. Per altri, un paladino che incarna i valori da difendere per evitare la deriva multiculturale.

Nome divisivo - Nessuna persona, negli ultimi due anni, ha diviso l’Italia (e non solo) come l’ex ufficiale dell’esercito, ora sceso in politica. Per la prima presentazione in Svizzera del suo libro “Il mondo al contrario”, il politico leghista ha scelto Zurigo, invitato dall’associazione Eventi Kulturali. L’appuntamento, cui si poteva accedere solo su invito, è andato sold out in sette giorni. Fra i presenti, anche l’ex parlamentare italiano (e volto televisivo) Antonio Razzi. Abbiamo intervistato Vannacci prima dell’inizio della conferenza.

Il suo volume è arrivato a essere uno dei libri più letti dagli italiani. Sorpreso del risultato?
«Molto. L’avevo scritto per me stesso e per gli amici. Pensavo di distribuirne 400 copie. Con mia moglie ci siamo detti: “Se raggiungiamo il migliaio, organizziamo una cena con tutte le persone care”. Ne dovremo fare tantissime: stando agli ultimi dati, siamo arrivati a più di 330’000. Ed è un record credo assoluto per un testo pubblicato da un autore sconosciuto senza pubblicità e case editrici alle spalle».

La parte che ha fatto più discutere è quella dedicata al “genere”. Sintetizzando, lei critica l’idea che le pratiche omosessuali rappresentino una forma di normalità...
«Facciamo un passo indietro: i primi capitoli sono caratterizzati dal filo conduttore del paradosso. Cioè: ci presentano qualcosa, ma la realtà è totalmente diversa. Ci dicono che dobbiamo salvare il pianeta, quando non è così. Ci dicono che la società multiculturale è meglio di quella monoculturale, ma non è vero. Il capitolo sul pianeta LGBT+, un acronimo ormai più lungo di un codice fiscale, seguiva quel filo conduttore. Ci presentano l'eterosessualità come una stranezza, mentre il futuro dovrebbe essere impersonificato da chi non lo è. Invece è il contrario: la normalità è l’eterosessualità, ma non perché sia migliore o peggiore. È solo una strategia per moltiplicare la specie».

Considera un problema la non eterosessualità?
«Per me l’omosessualità non è un problema e il mio libro non è un testo omofobo. L’omosessualità è un comportamento che esiste. Fintanto che rimane un gusto personale, niente da dire. Quando diventa un modo per presentare la società e un modello per il futuro, prevaricando la sensibilità della stragrande maggioranza, diventa un problema. Come quando, per esempio, si insegna l’ideologia di genere a scuola, prevaricando la sensibilità delle famiglie».

Nel libro ha parlato di lobby…
«Ci sono alcune tv dove, se non è rappresentato qualcuno di non eterosessuale, non danno il permesso alla serie o al film di andare in onda. Queste sono assurdità. Ci sono centri d’interesse che promuovono questa rappresentazione paradossale e non veritiera della società, facendola apparire come un modello per il futuro».

Si sta discutendo molto di dazi (prima annunciati, poi congelati)...
«Il nostro approccio è sbagliato. Sembra che la crisi sia dovuta ai dazi che, peraltro, ancora devono arrivare. Non è così. I problemi arrivano dalle politiche scellerate dell’Unione europea: dal Green Deal al ritorno della natura selvaggia, dalle auto elettriche alla delocalizzazione dell’industria e della manifattura, costringendoci poi a ricomprare i prodotti dalla Cina, che inquina molto più di noi. Adesso ci toccherà pagare addirittura la tassa sull’anidride carbonica».

Come si dovrebbe, se si dovrebbe, rispondere?
«I dazi sono sempre esistiti. Sono uno strumento commerciale: peraltro, noi europei siamo i primi a usarli, per esempio sulle auto elettriche cinesi. Addirittura sulle ceramiche indiane. Il rapporto Draghi, considerato il guru che risolve tutti i problemi, ha detto che la globalizzazione è una delle cause principali della scarsa competitività dell’Europa».

Quindi secondo lei potrebbero essere una risorsa?
«I dazi "lottano" contro la globalizzazione: usati con buonsenso, potrebbero essere uno strumento per uscire da questa crisi. C’è anche un’opportunità: contrattare bilateralmente con gli USA. Le borse sono impazzite, ma io ci vedo anche tanta speculazione dietro».

Si fa un gran discutere di riarmo europeo. Qual è la sua opinione?
«È una truffa e una bufala. Non c’è nessuna emergenza: né in Italia, né in Svizzera né a Parigi. Non stanno sfilando i cosacchi con le sciabole. Non c’è nemmeno l’altra paventata emergenza: gli Stati Uniti non stanno lasciando l’Europa. Il riarmo, in realtà, è un piano finanziario che rilancerebbe solo la Germania e in parte la Francia».

A proposito della Svizzera, cosa ne pensa della neutralità?
«La neutralità è una specificità attorno a cui ha costruito il proprio Stato. Mi auguro quindi continui su questa strada».

E per quanto riguarda il rapporto con l’UE?
«Le relazioni, per certi versi, sono obbligatorie. La geografia non è un’opinione. I vicini sono come i parenti: non li scegliamo, quindi conviene andarci d’accordo. Certo, i rapporti andranno modulati tenendo conto dei propri interessi».

C’è qualcosa che invidia alla Confederazione?
«È una nazione stupenda, con bellissimi paesaggi e una grande organizzazione. Rientra certamente nella lista dei paesi da visitare».

La sua conferenza ha creato una piccola polemica anche in Ticino. Un municipale di Mendrisio è stato criticato per aver sponsorizzato, tramite la sua azienda, l’evento di Zurigo. Alla fine, ha deciso di ritirare la sponsorizzazione perché, essendosi poi informato, non voleva che il suo nome fosse accostato a quello di Vannacci. Vuole rispondere?
No, ognuno è libero di fare quello che vuole.

«Italiani? Immigrati regolari che lavorano»

Più di un’ora e mezzo a braccio, in piedi, davanti a una platea partecipe. Nella conferenza, Vannacci ha toccato diversi temi. «Gli italiani in svizzera? Immigrati regolari, col permesso di soggiorno, che producono e lavorano. Infatti, di loro, gli svizzeri sono molto contenti».
Ha criticato anche la sindaca di Parigi Hanne Hidalgo, colpevole d’aver trasformato la capitale francese «in una delle città più sporche in assoluto». Non sono mancati riferimenti al genere («La famiglia queer è a geometria variabile. Ma lo scopo di una famiglia è procreare»), all’omosessualità («è come il gelato, ognuno ha i propri gusti») e
alle denunce subite in questi due anni («I processi sono stati archiviati prima ancora di cominciare»). Infine, ha rassicurato i presenti: «Per i miei sostenitori, l’iscrizione alla Lega non cambia nulla»

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