L'avvocato: «Senza di lui Raiffeisen non sarebbe quello che è oggi»
ZURIGO - Tutte le accuse della procura sono infondate. Lo ha sostenuto stamani, nel quarto giorno del processo davanti al Tribunale distrettuale di Zurigo, il difensore dell'ex Ceo di Raiffeisen Pierin Vincenz.
Ha chiesto pertanto la piena assoluzione del suo cliente. Ieri il rappresentante del ministero pubblico aveva invece domandato una pena detentiva di sei anni per Vincenz e il suo collega in affari Beat Stocker.
All'inizio della sua arringa il legale di Vincenz ha messo in risalto i successi professionali dell'ex direttore di Raiffeisen: senza di lui l'ex cassa di risparmio contadina non sarebbe mai diventata il terzo principale gruppo bancario del Paese. E ha pure gestito con successo la società di carte di credito Aduno (ora Viseca).
È inoltre sbagliato presumere che Vincenz, nella sua veste di Ceo e presidente del consiglio di amministrazione, «avrebbe potuto fare tutto a sua discrezione».
«È noto che il successo genera invidia», ha affermato il difensore. E ciò avrebbe dovuto essere preso in considerazione da chi ha avviato l'inchiesta per violazione del segreto bancario nei confronti del suo cliente.
Ma il ministero pubblico «ovviamente non ha avviato le indagini senza essere influenzato dai resoconti dei media», ha aggiunto il legale di Vincenz. L'inchiesta è proseguita «con uno zelo raramente visto nel voler perseguire» il suo assistito.
L'accusa aveva chiesto 6 anni - Ieri, nella sua requisitoria alla fine della quale ha chiesto una pena detentiva di sei anni per i due principali imputati del processo, la procura ha sottolineato come Vincenz fosse in una posizione più rilevante di quella di Stocker.
Era quindi in grado di convincere altre persone che si fidavano di lui ad approvare transazioni: «Ha abusato di questa fiducia e del suo potere. Questo abuso pesa molto», ha sottolineato il rappresentante della procura.
Stocker, che all'epoca delle presunte transazioni criminali era il direttore di Aduno, non aveva il potere di Vincenz, ma era la mente dei crimini economici commessi, ha sostenuto il procuratore: «Ha perfezionato il doppio gioco a danno degli accusatori privati" (il gruppo Raiffeisen e l'ex società Aduno, ora Visceca) e lo ha fatto con grande acume criminale».