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VAUDDramma di Montreux, il suicidio collettivo di una famiglia survivalista

21.03.23 - 17:02
Le conclusioni della magistratura: la madre esercitava un forte controllo sugli altri componenti del nucleo familiare
20Minuten
Fonte 20min/BH
Dramma di Montreux, il suicidio collettivo di una famiglia survivalista
Le conclusioni della magistratura: la madre esercitava un forte controllo sugli altri componenti del nucleo familiare

MONTREUX - La procura vodese ha annunciato l'imminente conclusione del caso relativo al dramma consumatosi a Montreux il 24 marzo 2022.

Quel giorno cinque membri di una famiglia, tra cui padre, madre, sorella gemella di quest'ultima e due figli minorenni, si sono lanciati dal balcone del loro appartamento, al settimo piano di un edificio residenziale. Il tutto nel giro di cinque minuti. Quattro persone sono morte; solo uno dei due figli minorenni è sopravvissuto, riportando però gravi ferite.

Nel corso delle indagini sono stati portati avanti esami forensi, la perquisizione dell'appartamento e dell'auto della famiglia, nonché dell'abitazione della sorella gemella della moglie. Sono poi stati analizzati i dati digitali contenuti nei dispositivi della famiglia, nonché le immagini di una telecamera di sorveglianza del Casinò di Montreux. Sono stati interrogati diversi testimoni del vicinato, colleghi e familiari residenti all'estero.

«Un forte controllo sui bambini»
L'inchiesta ha rivelato che la madre e sua sorella erano personalità dominanti e possessive, in contrasto con un padre riservato. «Hanno esercitato un forte controllo sui bambini, orientandoli alla loro idea di un mondo ostile».

Il figlio 15enne è stato educato a casa e sottoposto ai consueti controlli delle autorità cantonali. La madre, nell'agosto del 2019, aveva annunciato che si sarebbe trasferita all'estero con la figlia di 8 anni eludendo così i controlli statali, soprattutto nel settore scolastico. Il figlio probabilmente è sopravvissuto al dramma solo grazie al rapido intervento delle forze dell'ordine e dei soccorritori.

Le informazioni raccolte dagli investigatori della polizia cantonale hanno rivelato che la famiglia si era creata una realtà autosufficiente tale da permettergli di uscire di casa di rado. Fa eccezione la sorella gemella della principale indiziata, un po' più slacciata da questa sorta di setta (ma che non aveva stretto particolari legami con terzi).

Anche i bambini, ricevendo un'istruzione a casa, non godevano quasi di alcun contatto con l'esterno. «La famiglia seguiva una dottrina survivalista e credeva in diverse teorie del complotto», scrive il pubblico ministero vodese. In entrambi gli appartamenti sono state rinvenute ingenti scorte di generi alimentari, vestiario, medicinali e articoli per l'igiene, oltre a libri e documenti digitali, venuti alla luce nel corso delle indagini di polizia. Il Covid e lo scoppio della guerra sembrano aver turbato ulteriormente la psiche dei membri della famiglia. Secondo il pubblico ministero, la sfiducia nei confronti di tutto ciò che rappresentava lo Stato, in particolare la scuola e la polizia, era aumentata a causa della pandemia e dell'invasione russa dell'Ucraina.

Quel terribile giorno
Per quanto concerne il gesto estremo, secondo l'indagine e sulla base di prove relative alle credenze religiose della famiglia, la famiglia aveva preparato, provato e organizzato la partenza verso «un mondo migliore» senza aver fissato una data precisa, in attesa di un evento scatenante. 

Questo evento potrebbe essere stato l'arrivo di agenti di polizia quel 24 marzo, che hanno bussato alla porta per parlare con la famiglia e verificare il corretto svolgimento dell'istruzione domiciliare del figlio (a seguito di numerose mancate risposte da parte della famiglia).

Quando la polizia ha suonato al campanello dell'appartamento al settimo piano, intorno alle 6.15, ha avuto luogo un breve scambio verbale attraverso la porta. La porta era chiusa a chiave e ostruita da oggetti all'interno dell'appartamento, a indicare la volontà di barricarsi. Stando all'inchiesta, mentre la polizia aspettava, i membri della famiglia sono andati sul balcone e si sono buttati giù a turno, in silenzio e in un ordine confermato dalle immagini di una telecamera del casinò e da diversi testimoni: la sorella gemella, la madre, la figlia, il figlio e poi il padre, in un intervallo di 5 minuti.

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