Criticate aspramente le misure di compensazione avvallate dal Nazionale
BERNA - Per Alliance Sud, i tagli in favore dell'esercito decisi oggi in Parlamento minano la politica di sicurezza. Lo ha dichiarato in un comunicato la stessa associazione delle opere assistenziali svizzere, che critica aspramente la compensazione a discapito della cooperazione internazionale (CI).
Il Consiglio nazionale ha deciso oggi di finanziare l'aumento dei fondi destinati all'esercito - 4 miliardi in più di quanto richiesto dal governo - attingendo in parte al bilancio della CI. «Si tratta di un attacco frontale a una politica di sicurezza olistica», deplora Alliance Sud nella nota diramata nel primo pomeriggio.
«Finanziare l'esercito a spese della CI mina la tradizione umanitaria della Svizzera», afferma il direttore dell'associazione Andreas Missbach. A suo avviso è assurdo ed è come se si decidesse di «rafforzare i pompieri a scapito delle misure di protezione antincendio».
Inoltre, i crediti d'impegno della Strategia CI 2025-2028 hanno già dovuto assorbire 1,5 miliardi di franchi di finanziamenti per l'Ucraina, ribadisce Alliance Sud, sottolineando che ulteriori tagli metterebbero a rischio la comprovata reputazione della Svizzera.
Secondo il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSSE) il finanziamento a spese della CI, la quale svolge un ruolo importante nella prevenzione dei conflitti, è allarmante. «Se la CI dovesse rimanere vittima del riarmo militare, sarebbe una dichiarazione di fallimento», commenta il GSSE. «Anche altri settori rilevanti per la sicurezza, come la protezione del clima o la sicurezza sociale, risentirebbero del massiccio armamento», aggiunge. E «in considerazione delle numerose attuali crisi, non possiamo permettercelo».
Il GSSE critica così «l'insensata folle corsa agli armamenti» e chiede «un'analisi ponderata delle minacce». E cita la Segreteria di Stato della politica di sicurezza (SEPOS), la quale ritenere improbabile un'aggressione militare terrestre o aerea. Il Messaggio sull'esercito 2024 licenziato dal Consiglio federale si orienta verso un'improbabile escalation del conflitto in Europa ed ha il solo scopo di consentire ai vertici dell'esercito di procurarsi il materiale bellico desiderato, afferma il GSSE.
CDF, ridurre quota cantonale per esercito «è un problema» - Anche la Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle finanze (CDF) non si è espressa favorevolmente in merito alla riforma decisa oggi in Parlamento. Una riduzione della quota cantonale sull'imposta federale diretta per favorire il finanziamento dell'esercito è «estremamente problematico», ha detto.
Secondo la CDF, questa mossa equivarrebbe ad un trasferimento delle spese dallo Stato ai Cantoni. «La quota cantonale dell'imposta federale diretta rappresenta una fonte di entrata fondamentale per i bilanci cantonali ed è stata aumentata nel 2020 per ripristinare l'equilibrio tra Confederazione e Cantoni a seguito dell'abolizione degli statuti fiscali cantonali», ha spiegato la CDF, interpellata dall'agenzia Keystone-ATS. «Il finanziamento dell'esercito dovrebbe essere esclusivamente competenza del governo federale. Alcuni cantoni hanno eccedenze considerevoli, mentre altri sono alle prese con deficit», aggiunge.