Spesso ignorati gli appelli delle autorità. Sul territorio non mancano i controlli preventivi
AGNO - Il nuovo coronavirus può essere pericoloso anche per i giovani. Così Philip Tarr, medico all'ospedale cantonale di Basilea Campagna, che in un'intervista rilasciata a 20 Minuten parla di due trentenni ricoverati in terapia intensiva.
L'appello delle autorità di restare in casa è quindi rivolto a tutti, alle persone a rischio ma anche ai giovani. «I ragazzi devono capire che andare in giro può essere pericoloso - ha detto di recente anche il medico cantonale Giorgio Merlani - non devono avere rapporti sociali, soprattutto coi più anziani, per evitare la diffusione del virus».
Eppure, complici anche il bel tempo di questi giorni e la chiusura forzata di tutte le scuole, in Ticino non mancano le segnalazioni relative a giovani che si ritrovano con gli amici. Si parla per esempio dell'area del World Trade Center di Agno, dove gli incontri serali sono quotidiani (vedi video allegato). Ma anche di ragazzi che si danno appuntamento sui piazzali di scuole chiuse per giocare a palla. E di gruppetti che passano il pomeriggio assieme a chiacchierare fuori nella natura.
Un fenomeno «diffuso» - E la situazione è ben nota alle autorità, che nel caso di Agno sarebbero inoltre già intervenute. «Al momento il fenomeno è più diffuso di quanto si vorrebbe» ci dice infatti Renato Pizolli dello Stato maggiore cantonale di condotta (SMCC), responsabile della campagna di prevenzione “Distanti ma vicini”. E aggiunge: «Ci aspetta un lungo ponte festivo che dobbiamo sfruttare al meglio stando a casa il più possibile e rispettando al massimo le norme igieniche e le distanze sociali».
Campagna e controlli - La popolazione viene sensibilizzata innanzitutto attraverso una campagna diffusa su vari canali e con varie declinazioni. «Attualmente il messaggio è “se vuoi uscire (ancora) devi stare a casa (ora)”». E non solo: «Sul terreno vengono poi effettuati diversi controlli e sensibilizzati i giovani che, una volta "redarguiti", seguono le indicazioni di mantenere le distanze sociali e restare il più possibile a casa».
I pattugliamenti - spiega ancora Pizolli - «sono concepiti in un’ottica di un’operazione specifica al fine di mantenere un controllo sul territorio tale da evitare il più possibile assembramenti di persone e situazioni non corrette». A fare la differenza però è il singolo cittadino «che oggi deve dimostrare grande responsabilità individuale e collettiva» conclude.