Era il 28 aprile 2011 quando la follia terroristica toccò il nostro cantone. Al Caffè Argana c'erano quattro ticinesi.
Alla cerimonia di commemorazione quest'anno possono assistere solo le famiglie delle vittime marocchine.
CADENAZZO - Sono passati nove anni. 3’288 giorni da quel giorno che spezzò la vita a Corrado Mondada, Cristina Caccia e André Da Silva Costa, e cambiò per sempre quella di Morena Pedruzzi. Era il 28 aprile 2011 quando una bomba, alle 11.30 locali (le 12.30 in Svizzera), esplose nel Caffè Argana di Marrakech, uccidendo 17 persone. Tra loro i tre ticinesi.
Corrado (“Mondo”) e André morirono in quel Caffè, Cristina tornò in Svizzera con un volo della Rega, ma morì il 6 maggio all’ospedale di Zurigo. Morena fu l’unica a sopravvivere, nonostante le ferite gravissime, e tornò in Ticino in agosto dopo un lungo ricovero.
Era la prima volta che il Ticino veniva toccato direttamente dal terrorismo. E lo faceva nel modo peggiore. Con quattro suoi giovani colpevoli solo di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Erano lì per una vacanza tra amici e tre di loro non hanno fatto rientro a casa.
Ogni anno a Marrakech si celebra una cerimonia commemorativa. Arnaldo Caccia, papà di Cristina (conosciuta come Chichi), vi ha sempre presenziato. Ma quest’anno il coronavirus gli impedisce di essere lì, su quella famosa piazza Jamâa El-Fna, per rendere omaggio a sua figlia e ai suoi amici. «Stamattina in ogni caso terranno una piccola cerimonia in cui presenzieranno le autorità marocchine e i rappresentanti delle famiglie locali. Saranno loro a ricordare tutte le vittime, anche per noi». Ma «appena si potrà tornare a volare, l'associazione francese organizzerà una nuova cerimonia dove potremo partecipare anche noi - ci spiega -. Sarà entro la fine dell'anno».
Oggi alla stele commemorativa, posata un anno dopo l’attentato insieme a un ulivo, simbolo di pace, Arnaldo non potrà esserci, al fianco dei parenti delle altre vittime. «È il primo anno che non posso andare. Io e mia moglie oggi viviamo questo momento con un po' di solitudine - ammette -. Ma abbiamo già ricevuto tantissimi messaggi di solidarietà, segno che il Ticino non dimentica. In giornata ci sentiremo anche sicuramente con le famiglie di Corrado e André».