Camping sul piede di guerra. I titolari chiedono di riaprire da settimana prossima: «Altrimenti sarà una strage»
Simone Patelli, presidente dell'associazione di categoria: «Noi dimenticati dal governo, rischiamo di perdere 300mila pernottamenti»
MELEZZA - C'è chi è andato a contarli, nelle scorse settimane. «Diciassette camper in valle Maggia, ventidue in valle Verzasca». I campeggiatori "liberi" - o abusivi, a seconda dei punti di vista - sono già arrivati in Ticino. Non hanno aspettato le decisioni del Consiglio federale.
Van, camper, tende. Sistemati nelle piazzole, nei prati o agli imbocchi dei sentieri. Pochi precursori che, però, preoccupano il settore ricettivo ticinese. Martedì il direttore di Ticino Turismo ha riportato l'attenzione sul problema dei campeggi, in conferenza stampa da Palazzo delle Orsoline.
«Il turismo dei camping ha una grande importanza alle nostre latitudini» ha sottolineato Angelo Trotta. «Vale un terzo degli arrivi complessivi». L'agenzia turistica ha scritto a Berna nei giorni scorsi per chiedere una "deroga" al Ticino, per anticipare la data di riapertura dei campeggi che è stata fissata - con ordinanza federale - all'8 giugno.
Troppo tardi, secondo gli imprenditori nostrani. In Ticino sono 35 le strutture di questo tipo, che generano ogni anno circa 1 milione di pernottamenti. Secondo l'Associazione dei campeggi ticinesi, il 10-15 per cento del fatturato annuale è già andato in fumo con il lockdown di aprile. Se dovesse proseguire fino all'8 giugno, si perderebbero circa 300mila pernottamenti.
«È un momento drammatico, e dispiace vedere che le autorità federali si sono dimenticate di noi» sottolinea Simone Patelli, titolare del camping Campo Felice e presidente dell'associazione di categoria. «Alcune strutture sono attrezzate per assorbire il colpo, ma per molte sarebbe un colpo decisivo».
All'origine del problema, secondo Patelli, ci sarebbe una «scarsa conoscenza del nostro settore». Le autorità federali «immaginano forse che siamo rimasti ai tempi di Woodstock, quando le nostre strutture hanno standard igienici e di servizi di altissimo livello. Siamo in grado di gestire il distanziamento e lo dimostreremo».
Per Nicholas Pittet, titolare del Camping Melezza di Losone, il problema non è solo economico. «Senza le nostre strutture i campeggiatori svizzero-tedeschi si riversano nella natura e dovunque trovino posto» avverte. «Lo stiamo già vedendo, è accaduto negli scorsi weekend e per il ponte dell'Ascensione non oso immaginare cosa succederà». Il timore è che, non potendo usufruire dei campeggi, camper e tende invadano le valli in cerca di nascondigli. «Il Ticino diventerà un grande campeggio abusivo, e allora sì che avremo problemi di igiene» affonda Pittet. «Sarebbe un disagio anche per il territorio».