Scendono in campo gli impiegati di banca, e criticano il comportamento dell'istituto di credito
La preoccupazione di Natalia Ferrara: «Attendiamo a breve notizie simili da altri istituti bancari»
ZURIGO-LUGANO - La notizia che Credit Suisse potrebbe tagliare 500 posti di lavoro, non lascia indifferente l'Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB). Attraverso un comunicato stampa il sindacato di categoria alza la voce, deplorando la decisione dell'istituto bancario di procedere a una «ristrutturazione in un momento di incertezza economica non solo nazionale, ma anche mondiale». Una ristrutturazione immotivata - viene spiegato - «a fronte di risultati di metà anno tutt'altro che scarsi (utile di 2,5 miliardi)».
A differenza di altri settori dell'economia, il settore finanziario è stato in gran parte risparmiato dalla crisi Covid. «A maggior ragione - scrive l'Associazione - questa decisione del CS disattende la solidarietà richiesta verso il personale e un mercato del lavoro in seria difficoltà».
Per queste ragioni l'ASIB chiede di sospendere i licenziamenti. «Alla piazza finanziaria – in una situazione stabile rispetto ad altri ambiti dell‘economia – è richiesto lo sforzo di non procedere a ulteriori ristrutturazioni, tanto più che la situazione del mercato del lavoro è già difficile per il personale».
Una presa di posizione che ha un occhio di riguardo per il Ticino, già colpito nel recente passato da tagli e soppressioni. Indicazioni più precise sulle sorti della piazza finanziaria ticinese al momento non ce ne sono: «Non abbiamo informazioni in questo senso, ma speriamo che il Ticino non debba pagare ancora. Siamo già ai minimi termini», sottolinea Natalia Ferrara, responsabile regionale di ASIB.
Ferrara ricorda infatti come nel 2018 il Credit Suisse abbia già chiuso le succursali di Biasca e di Tenero. Inoltre, la piazza finanziaria ticinese è stata quella che ha perso più posti di lavoro negli ultimi 10 anni. «Oggi la situazione è più delicata che altrove. Una grande riduzione de posti di lavoro c'è già stata e il Ticino non ha margini ulteriori. Abbiamo già perso 1/3 dei posti di lavoro in questo settore. Se si taglia ancora non avremo più una piazza finanziaria».
La promessa è quella di monitorare la situazione rendendo attendi i grandi istituti bancari su quanto fatto fino ad ora. «I dipendenti hanno dato prova di grandissima lealtà e impegno. Non hanno mai smesso di lavorare, nemmeno durante il lock-down - aggiunge Natalia Ferrara -. Ricordiamo che i grandi istituti hanno anche beneficiato di un'autorizzazione per il lavoro notturno e durante il fine settimana, al fine di poter supportare la corsa ai crediti da parte delle aziende. Come sindacato abbiamo invitato i lavoratori al sacrificio, per offrire il maggior supporto possibile in questa situazione. Adesso chiediamo ai datori di lavoro un'assunzione di responsabilità. In questa crisi bisogna creare impiego, non disoccupazione».
Per Ferrara l'esempio di Credit Suisse, tuttavia, potrebbe presto essere seguito da altre banche: «Temiamo a breve notizie simili da altri istituti bancari. Questo quando, ora più che mai, occorrerebbe salvaguardare i posti di lavoro».