La campagna relativa al PSE è entrata nel vivo, in vista della votazione popolare.
Il Comitato dei favorevoli ci tiene a ricordare che «non c’è nessun piano B».
LUGANO - «Lugano è Vita, Lugano è Passione, Lugano è Sport, Lugano è Eventi». È con questo slogan che l’Associazione “Io Sostengo il Polo” e le Associazioni sportive della Città di Lugano hanno oggi lanciato la campagna a favore della realizzazione di una Casa degli Sport e degli Eventi a Lugano, in vista della votazione prevista il 28 novembre. Aperitivi saranno previsti in tutti e ventuno i quartieri di Lugano, per spiegare alla popolazione l’essenza di questo progetto.
«È ora e tempo di lasciare da parte le chiacchiere, e passare all’azione. Si discute da trent’anni di costruire, è il momento di salire su questo treno», ha introdotto così la discussione Eugenio Jelmini, Presidente dell’Associazione “Io Sostengo il Polo”. «Perdere questo treno per Lugano e per il Cantone sarebbe una sconfitta enorme. Un ritorno al passato, un rinvio alle prossime generazioni di ogni sogno». Chi vuole assumersi questa responsabilità, guardando negli occhi le giovane generazioni?»
«Mi fanno sentire un marziano» - «Siamo a favore dello sport, ma...» ha poi detto Jelmini, citando molti oppositori. «Non c’è ma. Bisogna dire SÌ, il progetto è all’avanguardia e nasce da lontano. È dal 2012 che il Municipio ha dato un’impostazione chiara alla soluzione delle esigenze delle società sportive. Non limitiamoci ad uno stadio e palazzetto, ma inseriamo tutto nella riqualifica di un quartiere un po’ abbandonato. Siamo o no la nona città svizzera per numero di abitanti? E stiamo qui a mettere in discussione una riqualifica, la creazione di due parchi verdi e che saranno il secondo e il terzo più grande della città. Mi sembra di essere un marziano, non riesco a capire» ha poi affermato Jelmini, paragonando il dibattito a quello della Foce. Se passasse il progetto, «fra qualche anno si dirà “ci siamo scannati per impedire questo?!”, “per impedire alla popolazione di vivere in un quartiere di questo tipo?"».
Jelmini ci ha tenuto a ribadire «che la volumetria e i costi sono inferiori alla media dei 10 progetti presentati, altro che speculazione, viene utilizzato il 55% della superficie a disposizione, il resto è per parchi, piste ciclabili, o non è utilizzato». Anche lo stadio, ha poi ricordato Jelmini, «è certificato Minergie».
Riguardo all’accusa di «un’assenza di connotazione femminile» nel progetto, Eugenio Jelmini ci ha tenuto a ricordare che «ci sono migliaia di bambine e ragazze che praticano sport. Sono donne quelle che portano più avanti questo progetto, a livello architettonico. C’è una sensibilità anche femminile». Per quanto concerne il piano viario, «è un argomento che non ha senso poiché le modifiche a livello viario avverranno comunque, indipendentemente dal Polo».
«Piano B? Non esiste» - In seguito ha preso parola Michele Campana, Direttore operativo dell’FC Lugano: «Si tratta di un progetto inclusivo, popolare, non solo di uno stadio di calcio, ma darà infrastrutture a tante e tanti giovani, sportivi amatoriali e professionisti». «È impensabile che un progetto solo possa risolvere tutto. Ma questo risolve davvero tanti problemi, e non va a portare qualcosa di lussuoso, bensì va a colmare un buco, una deficienza d’infrastrutture davvero clamorosa, rispetto ad altre Regioni», ha poi aggiunto.
«Essendo un progetto grande, è stato anche accusato di gigantismo, ma non c’è nulla di gigante, sono stati utilizzati i criteri minimi stabiliti dalle norme svizzere e internazionali» ha spiegato, riferendosi in particolare allo stadio di Cornaredo (dove giocano 50 squadre), che «non rispetta decine e decine di criteri minimi internazionali, e questo non può fare altro che renderci imbarazzati di fronte al resto dei nostri connazionali». Infine, si può pensare anche all’arrivo della nazionale svizzera di calcio, «e non solo per qualche allenamento».
«Piani B? Non esistono», ha in seguito chiarito Campana, spiegando che siamo lì, «davanti a un calcio di rigore, dobbiamo solo calciare». Un piano B, insomma, rappresenta «tornare indietro di dieci anni, senza alcuna certezza». «Anche da Berna, non c’è più pazienza di attendere il Ticino». «Ricordo Renzetti», ha poi aggiunto Campana, «che ha lottato anni e anni per far sopravvivere il Lugano e farlo arrivare qui. Ora abbiamo un nuovo proprietario disposto a fare investimenti, creare nuovi posti di lavoro per i ticinesi e garantirli per i prossimi anni».
Parlando da Luganese, «è una questione di scelta: che Lugano vogliamo in futuro? Con le infrastrutture adeguate, che dia la possibilità ai cittadini di praticare attività sportive e che sia attrattiva? O una Lugano dove la fuga di cervelli verso oltre Gottardo continua?».
«Siamo indietro, non solo a livello Svizzero» - «Lo sport per evolversi deve dotarsi di luoghi idonei e funzionali. Sia ad alto livello che per i giovani. Da Lugano non è così da troppo tempo: abbiamo luoghi completamente obsoleti», ha confermato Alessandro Cedraschi, Presidente di Basket Lugano.
«Le società devono sottostare ai programmi scolastici per le proprie squadre, giocare su terreni non regolamentati e tollerati (per il momento) dalla federazione. Materiale tecnologico e non, improvvisato, pavimenti anche pericolosi per le ginocchia degli atleti». «Siamo in ritardo non solo a livello Svizzero, ma internazionale», ha concluso Cedraschi.
Dello stesso avviso Monica Fornoni, responsabile Società Federale Ginnastica Lugano: «Un quarto degli svizzeri fa sport, è una parte importante di una società, di una città. Noi sportivi dipendiamo dagli impianti».
«È tristissimo e imbarazzante non avere una struttura che possa ospitare un evento a livello nazionale. E negli sport di cui si parla meno a livello di televisione e sponsor, poter ospitare degli eventi è fondamentale» ha spiegato. «In piccoli paesini oltre Gottardo troviamo infrastrutture a norma, bellissime, in Ticino non abbiamo nulla». «L’unico centro, quello di Tenero, è ormai stretto, è importantissimo il Polo di Lugano».
«Lugano non può fare da sola» - «Lugano non può permettersi di stare a guardare», ha poi aggiunto Lorenzo Beretta-Piccoli, Consigliere comunale e membro di comitato ‘Io Sostengo il Polo’. «Di fronte a investimenti di una certa portata, è corretto porsi la domanda se questo finanziamento sia sostenibile. La risposta è: Sì, ma se lo facciamo insieme ai privati». Perché? «Perché Lugano deve poter continuare ad investire anche in altre opere prioritarie, case, scuole, piste ciclabili, non può lanciarsi ad investire tutto ciò che ha in un Polo Sportivo e mettere da parte altri progetti». «Generalmente, Lugano investe per 50/60 milioni, se ne dedica 45/50 al Pse, è insostenibile, non si può fare da soli».
È quindi stato stabilito un partenariato pubblico-privato. «Il leasing, con rate decrescenti, durerà 27 anni, fino al 2052. Alla fine, le due opere diventeranno proprietà della città». «Oggi abbiamo ricevuto segnali forti, abbiamo 23 milioni accordati da Cantone, Confederazione e Comune per ridurre l’onere del leasing, e quindi sgravare anche l’aumento del moltiplicatore». «Lugano», rispetto a quanto dicono alcuni detrattori, «non va a indebitarsi con questo progetto» ci ha tenuto a chiarire il Presidente della Società Tennis Tavolo Lugano, Jacki Witz: «È un tema che è importante sottolineare, da ciò che dicono alcuni oppositori sembra quasi che i luganesi andrebbero a mettersi qualcosa in tasca, votando no, e non è così». Anche Beretta-Piccoli ha infine sottolineato: «Non ci sono piani B».
Il rilancio di Cornaredo - Ha poi preso parola Chiara Orelli Vassere, già Deputata in Gran Consiglio, per toccare anche gli ambiti extra-sportivi del progetto. «Si tratta di un progetto volto ad una ricucitura del tessuto cittadino, basta guardare l’assetto territoriale di Cornaredo». Per lei, «il PSE è prima di tutto un polo - un centro d’aggregazione -, e per questo deve essere realizzato, ricuce un territorio che è incompiuto, che sembra provvisorio, che caratterizza la periferia».
«Se ne parla da decenni di nuovo stadio. Dico a mio figlio quello che mio padre diceva a me. Abbiamo chiaramente bisogno di migliorare le infrastrutture» ha infine detto il Consigliere comunale Andrea Sanvido. «Portiamo avanti il progetto anche in onore del nostro Sindaco, Marco Borradori, che ci teneva e ci ha sempre messo tutto se stesso». «Non capisco la politica miope di chi cerca di sabotare questi impianti», ha poi aggiunto, ribadendo nuovamente «che non esiste alcun piano B».
Al termine dell’incontro alle 12.30 le associazioni sportive, rappresentate dagli atleti, hanno siglato un simbolico patto a favore della Casa degli Sport e degli Eventi.