Affossata l'idea dell'UE di convertire gli auguri in un più neutrale Buone Feste. Il video di Tio/20Minuti.
A caccia di presepi, di atei, di cristiani, di induisti, di islamici. Perché periodicamente rimettiamo in discussione le nostre radici? L'arciprete di Chiasso: «Gesù troppo scomodo».
LUGANO - Almeno per ora gli auguri di Buon Natale sono salvi. Il documento interno dell'Unione Europea che voleva convertirli in Buone Feste è stato "congelato". A suon di fischi. Ma a chi dà davvero fastidio la connotazione religiosa del Natale? «Non me lo so davvero spiegare – ammette in un video Ahmed Kholafa, vice responsabile della Comunità islamica in Ticino –. E non capisco perché se ne parli proprio in un periodo come questo. Il Covid ci ha fatto capire che ci sono altre priorità e che dovremmo convivere tutti in pace».
«Preserviamo le nostre radici» – Tio/20Minuti è andato a caccia di presepi, di atei, di musulmani, di induisti. Per vederci un po' più chiaro. Al mercatino di Lugano incontriamo Ravi, 63enne induista. A lui il Buon Natale non dà proprio fastidio. Anzi. «Vado pure a messa qui». Rachel e Ada, dolci 29enni, preferiscono puntare su un generico Buone Feste. «Ma semplicemente perché la vita è sempre una festa». Il 56enne Marcello è categorico: «Non tocchiamo gli auguri di Buon Natale. Vanno preservate le nostre radici cristiane».
La voce degli anticlericali – Chi di solito è critico su queste tematiche è Giovanni Barella, presidente dei Liberi Pensatori ticinesi. Lui in passato ha lottato anche per fare togliere i crocifissi dagli spazi pubblici. «Trovo però che quella sollevata dall'Unione Europea sia una questione di lana caprina. Non porta nulla al benessere della gente. Se una persona mi dice Buon Natale e io so che quella persona è credente, le rispondo con un Buon Natale sincero. Altrimenti resto su un generico Buone Feste. Personalmente collego il Natale al solstizio invernale, alla rinascita del sole e della luce».
La riflessione di un musulmano – Chi vorrebbe, nel nome del "politicamente corretto", abolire gli auguri di Buon Natale si aggrappa al rispetto della multiculturalità. Eppure Ahmed Kholafa, che rappresenta gli islamici in Ticino, è piuttosto incredulo: «Noi non chiederemo mai alla gente del posto di rinunciare alle proprie tradizioni. Ci mancherebbe. A me non danno fastidio neanche i presepi o i canti di Natale. Ecco, forse l'unica cosa che ci piacerebbe è una maggiore considerazione delle nostre due principali festività che abbiamo durante l'anno».
«Contento che il Natale dia fastidio» – Don Gianfranco Feliciani, arciprete di Chiasso, ha spesso a che fare con stranieri. Non appare nel video. Ma interpellato telefonicamente da Tio/20 Minuti non usa mezzi termini. «Non si capisce perché noi stessi continuiamo a mettere in dubbio le nostre radici. È senza senso. È un autolesionismo nel nome di una presunta apertura verso gli altri. Io comunque sono contento che a qualcuno dia fastidio il Natale. Perché Gesù suscita domande che inquietano, che ci pongono di fronte a riflessioni forti, scomode».