Schiavi dello smartphone: la specialista Eleonora Benecchi ospite di Piazza Ticino. Guarda il video.
Stare fisicamente con i propri coetanei non sembra più essere prioritario per i teenager ticinesi. Quanto devono allarmare gli ultimi dati emersi dallo studio James?
LUGANO - Teenager ticinesi sempre più isolati fisicamente dai loro coetanei. È quanto emerge dall'ultimo studio James, che analizza il rapporto tra giovani e nuove tecnologie. La specialista Eleonora Benecchi, docente all'USI, ha contribuito alla raccolta dei dati, considerando un campione significativo di ragazzi svizzeri di età compresa tra i 12 e i 19 anni. Importante sembra essere stata la pandemia. «Fino al 2018 – racconta su Piazza Ticino – passare del tempo fisicamente con i propri pari era sempre al primo posto. Ora non è più così. C'è una tendenza a trascorrere il tempo online, assistiamo a un ritiro in uno spazio semi privato. È aumentato per contro il tempo trascorso in famiglia o in generale da soli».
Quanta colpa ha il cellulare?
«Lo smartphone è il mezzo che caratterizza la vita mediale dei ragazzi. In Svizzera ogni ragazzo possiede un suo cellulare. D'altra parte gli adulti fanno ancora "peggio" e a volte hanno più di un telefonino a testa. I giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno sullo smartphone, veramente una buona fetta del loro tempo libero».
E cosa fanno?
«In particolare stanno sui social. Girano video, scattano foto, giocano a videogiochi».
I social spingono sempre più l'estetica e la performance. Che effetto ha sulla vita dei ragazzi?
«I teenager lamentano un maggiore livello di stress. Stare sui social non è più uno svago. Diventa un posto in cui bisogna essere al meglio».
Un po' come nel mondo reale...
«Sì. E non è un caso che sempre più i ragazzi cercano social in cui si espongono in forma semi pubblica. Dove magari i loro pensieri sono visti da una cerchia ristretta di persone. C'è anche una preferenza per quelle piattaforme in cui le immagini vengono eliminate automaticamente dopo un po' di tempo. In Svizzera va ancora molto forte Snapchat, che ha questa caratteristica».
Dal nuovo studio James emerge un consumo sempre più marcato della pornografia.
«È vero. Soprattutto da parte delle ragazze. La spiegazione potrebbe essere semplice: le persone intervistate vivono in un'età in cui stanno scoprendo il loro corpo. Un tempo non c'era a disposizione il web. È più facile oggi reperire questi contenuti. E in un certo senso c'è meno giudizio sociale. Trovo sia positivo che anche le ragazze ammettano di esplorare la sfera sessuale. È un sintomo di emancipazione. Allo stesso tempo i maschi sembrano sentire meno il bisogno di millantare il ricorso a materiale osé. Siamo di fronte a un'adolescenza più consapevole probabilmente».
La consapevolezza, sfogliando le pagine del vostro studio, ritorna sotto altri aspetti.
«Riguarda anche la capacità di gestire i propri profili sulle piattaforme. Si sa maggiormente come tutelare la propria privacy. Si sa come leggere i termini di servizio. I giovani sanno che le piattaforme usano i dati a scopi commerciali. Ma non ne sono infastiditi. Ecco forse è a questo livello che si dovrebbe ancora lavorare. Non per forza tutto va accettato».
Nell'uso delle nuove tecnologie spicca anche una differenza tra chi ha un passato migratorio e chi no. Perché?
«In generale chi ha un passato migratorio consuma media per più tempo e con più intensità. Forse perché se io ho un passato migratorio convivo con due identità, anche con quella del mio Paese d'origine. E quindi magari si consultano social, video, siti di informazione in più lingue. Va considerata anche la possibilità di potersi connettere con le proprie origini, con persone lontane oltre a quelle con cui si vive la propria quotidianità».
Qual è il ruolo dei genitori in un mondo sempre più digitale?
«I genitori sono fondamentali. Il loro comportamento coi media ha un influsso enorme su come i ragazzi fino ai 15 anni si comporteranno con cellulari o affini».
Ma sempre più genitori filmano e fotografano in continuazione i bimbi sin da piccoli...
«Non si può cambiare il mondo. Il cellulare esiste e non lo possiamo nascondere. Quello che i genitori possono fare è non stare tutto il tempo col telefonino in mano. Altrimenti risulta chiaro che stanno mostrando ai figli un "oggetto del desiderio", imprescindibile. E poi non potranno pretendere dai loro ragazzi un comportamento diverso».
CLICCA QUI PER GUARDARE LA VIDEO INTERVISTA COMPLETA
L'evento di giovedì 7 aprile alle 18
Come le nuove tecnologie influiscono sulla vita dei più giovani? "Giovani e digitalizzazione" è il titolo dell'evento organizzato dall'Istituto media e giornalismo che si terrà giovedì 7 aprile dalle 18 presso l'aula A-22 del palazzo rosso, campus ovest, dell'USI di Lugano. Relatrici: Eleonora Benecchi, docente all'USI, Veronica Barassi (Università di San Gallo) e Giovanna Mascheroni (Università Cattolica di Milano).