È emergenza. Ma c'è discriminazione. Perché? Stefano Fontana, direttore del Centro Trasfusionale: «Qualcosa cambierà».
LUGANO - C'è sempre bisogno di sangue. Costantemente. Ma se sei gay, continui a non potere essere donatore. O meglio: se sei uomo e hai rapporti sessuali con altri uomini, devi attendere un anno dopo l’ultimo rapporto. Il che per molti significa essere esclusi. Il tema è tornato d'attualità durante la recente campagna estiva della Fondazione Servizio Trasfusionale della Svizzera italiana. Con alcuni omosessuali maschi respinti secondo regolamento. «È una situazione sempre spiacevole – ammette il direttore medico Stefano Fontana –. Ogni tanto qualcuno si fa avanti. E non lo possiamo accettare. Perché al primo posto deve venire il principio di sicurezza».
Siamo nel 2022. Non le sembra discriminatorio?
«Da un certo punto di vista capiamo chi si sente discriminato. Ma non si tratta di una discriminazione circa l'orientamento sessuale in sé. È scientificamente provato che l'uomo che ha rapporti con altri uomini ha un rischio maggiore di contrarre malattie come l'HIV. Malattie che si trasmettono poi anche col sangue».
D'accordo. Il sangue però viene testato.
«Ogni donazione viene testata per le malattie infettive più importanti trasmissibili con il sangue e per il gruppo sanguigno. Ma per le malattie infettive c'è un una finestra diagnostica che può essere di qualche settimana: se io contraggo un virus oggi, magari risulto positivo solo tra alcune settimane. La nostra missione è quella di tutelare nel migliore dei modi i pazienti. Il sangue non deve essere infetto».
Le donne lesbiche sono escluse da questo divieto.
«Ciò dimostra che non si vuole in alcun modo punire l'orientamento sessuale. Ci sono invece altri gruppi di persone potenzialmente a rischio che vengono esclusi almeno temporaneamente dalla possibilità di donare. Ad esempio, persone originarie di Paesi in cui c'è la malaria devono attendere quattro mesi e poi fare un test, che deve risultare negativo».
Ci sono persone eterosessuali che hanno una vita promiscua quanto alcuni gay maschi... Come la mettiamo?
«Effettivamente non c'è molta differenza. Queste persone vengono rinviate dalla donazione secondo la stessa regola. Un apposito gruppo di lavoro sta rivalutando la situazione, ne sapremo di più l’anno prossimo. Già qualche anno fa è stato deciso che un uomo che ha avuto rapporti con altri uomini può donare il sangue se l'ultimo contatto è avvenuto a una distanza di 12 mesi. Questo periodo potrebbe essere ulteriormente abbassato a 3-4 mesi, oppure potrebbero essere applicate le stesse regole come per i rapporti eterosessuali. Una modifica sarà possibile se non impatta sulla sicurezza del sangue».
Dopo l'emergenza estiva qual è il fabbisogno di sangue nella Svizzera italiana attualmente?
«Gli ospedali ticinesi hanno un bisogno continuo di oltre 200 donazioni a settimana. Calcolando che ogni persona dona poco meno di mezzo litro, sono 100 litri alla settimana. Quindi siamo molto grati a tutte le persone che si annunciano, in qualsiasi momento».
A maggior ragione, vista la forte necessità, non sarebbe ora di fare un passo avanti con gli uomini gay?
«Ci sono argomenti che parlano a favore di questa ipotesi. Prima di tutto oggi si fanno testare molto di più rispetto al passato. C'è maggiore consapevolezza rispetto all'HIV. E anche le vaccinazioni contro l'epatite B sono in aumento. Restiamo in attesa».