Il Consiglio di Stato ha risposto a due diverse interrogazioni sullo scandalo scoppiato all'interno dell'associazione.
BELLINZONA - Caso Unitas: il Governo si sbottona, ma non troppo. Nella seduta odierna il Consiglio di Stato ha risposto a due atti parlamentari concernenti i casi di molestie rilevati all'interno dell'associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana (Unitas). L'audit non verrà pubblicato «per una questione di privacy», risponde il Governo all'interrogazione dell'MPS.
Benché il rapporto sia stato «consegnato in forma anonima», infatti, «i dettagli delle segnalazioni rilasciate da alcune persone che hanno testimoniato, che in taluni casi hanno manifestato vergogna e imbarazzo nel raccontare quanto vissuto, consentirebbero di risalire alla loro identità perlomeno in una cerchia allargata di persone vicine all’associazione». Per questo, «pur volendo fare la massima chiarezza sui fatti accaduti», il Consiglio di Stato ritiene che la pubblicazione del rapporto «non sia opportuna». Questo «a tutela della personalità delle vittime e della necessità di evitare loro una seconda sofferenza».
In risposta all'interrogazione di Marco Noi, il Governo specifica però che sono 17 in tutto, su 19 segnalazioni, le persone che hanno denunciato casi di molestie sessuali. Una parte delle testimonianze «riporta molestie subite dalle segnalanti stesse, una parte riguarda molestie subite da terze persone e una parte, più in generale, il comportamento dell’autore di tali fatti».
25 anni di molestie - Le molestie sessuali sono state rilevate su un arco temporale di oltre 25 anni, dal 1994 al 2021, la maggior parte negli ultimi 10 anni. Sono state segnalate a organi o dirigenti dell’associazione, comitato e/o direttore, in cinque diverse occasioni, tra marzo 2018 e marzo 2020.
I fatti «sono ascrivibili a una sola persona, che non ricopre più alcun ruolo nell’ambito delle attività dell’associazione e nemmeno delle Fondazioni a essa correlate», viene precisato. Durante il periodo analizzato, l’autore dei fatti ha però rivestito delle cariche all’interno del comitato dell’associazione fino al 2021.
Mobbing - Per quanto concerne invece il mobbing, «le risultanze dell'audit hanno permesso di rilevare che la persona segnalata è una sola, la medesima delle molestie sessuali». Dal rapporto «non emergono tuttavia delle convergenze sufficienti per poter affermare che vi fosse un atteggiamento sistematico e diffuso, lesivo della personalità dei collaboratori di Unitas».
Tra i provvedimenti, un nuovo comitato - Riguardo alla dirigenza dell'associazione, il Governo precisa infine che «il ripristino del rapporto di fiducia sarà vincolato alla realizzazione, entro tempi stabiliti, dei provvedimenti già ordinati dal Cantone». Tra quest’ultimi figurano l’aggiornamento dello statuto dell’associazione, l’introduzione e applicazione di nuove normative concernenti l’organizzazione e le modalità di funzionamento dell’ente, la promozione di momenti di formazione e di sensibilizzazione relative al mobbing e alle molestie sessuali sul posto di lavoro, la designazione di una persona di fiducia a cui dipendenti, collaboratori, soci, volontari e fruitori potranno rivolgersi, il ripristino della figura del rappresentante dello Stato in seno al comitato, la valutazione del rapporto di impiego del direttore e il ricambio completo dei membri di comitato.
«Bertoli non si è astenuto» - Manuele Bertoli è stato per una decina d'anni ai vertici dell'associazione (dal 2002 al 2011) prima di venire eletto in Consiglio di Stato. E per questo è stato chiamato in causa più di altri nella vicenda. Ma durante le discussioni sul caso, ha precisato il Governo, «non si è astenuto» e nessuno ha ritenuto necessario discutere in sua assenza. Durante la seduta tenutasi a fine 2022 in cui il Consiglio di Stato ha preso atto dei risultati dell'audit - viene precisato dagli Uffici del consigliere - Bertoli «ha preso atto del rapporto unitamente ai suoi colleghi senza però esprimere nessuno commento».