Debora Magagna, 29 anni, è la fondatrice dell'associazione Mai più sola. A marzo 2022 è stata massacrata di botte dall'ex compagno.
LUGANO - Calci. Pugni. Capelli tirati. Debora Magagna, 29enne di Lugano, può dire di avere visto in faccia l’orrore. A mostrarglielo l’ex compagno, un 30enne italo brasiliano, in una sera di marzo del 2022 nella sua casa di Ponte Tresa Italia. Un uomo geloso, possessivo, che la giovane donna frequentava da qualche mese. È dopo quei momenti terribili che Debora decide di fondare l’associazione Mai più sola. «Affinché le donne vittime di violenza abbiano un punto di riferimento in più sul territorio».
L'evento – Sabato 9 settembre dalle 17 al campo di calcio di Taverne il Lugano femminile sfiderà l’under 19 del Milan. Un match benefico che diventa l’occasione per conoscere e sostenere l’associazione creata da Debora. «Ancora oggi porto dentro di me le enormi ferite psicologiche legate a quella sera. Ha iniziato a picchiarmi verso le 22 e ha continuato per un’ora».
La vergogna – E a quel punto in Debora subentra un meccanismo psicologico che a molti sembrerà incomprensibile. Ma che in realtà travolge molte persone vittime di violenza. «La mia faccia era gonfia. Piena di lividi. Ero irriconoscibile. Avevo vergogna di tornare da mia madre e di farmi vedere in quelle condizioni. Sono rimasta in quella casa, come “prigioniera”, per diverse settimane, perdendo anche il lavoro in una casa per anziani».
Paralizzata – La 29enne cita un altro dettaglio che l’ha tenuta inchiodata nella dimora del suo carnefice: «Mi bloccava anche il fatto che senza il mio cane non me ne sarei andata via. E io il cane in quel posto non lo trovavo più. Ero paralizzata dalla paura. Fino a quando ho avuto il coraggio di scappare. Ora il mio ex è in attesa di processo (in Italia, a Varese)».
Recidivo – L’uomo in questione è già stato in carcere in Svizzera per un episodio di violenza risalente al 2017. «Avevo iniziato a frequentarlo a fine 2021. Mi piaceva. Ma già a fine gennaio 2022 ci fu un episodio simile a un campanello d’allarme. Una prima aggressione. Senza pugni e calci. Con strattoni. Quando sei dentro una determinata situazione tendi a perdonare e a pensare che le cose cambino. L’amore ti acceca. È per questo che ho creato l’associazione. Non voglio che altre donne si lascino abbindolare così».
L'illusione – Da quando Debora, con sua madre Luana, ha fondato l’associazione è già riuscita a sostenere circa 25 donne in difficoltà. «Il mio ex compagno mi controllava su tutto. Era ossessivo. Bisogna imparare a non illudersi: certe persone non cambiano. E soprattutto quando si subisce una violenza poi bisogna correre dal medico e farsi fare dei certificati. Io ho anche avuto l’occasione di elaborare questo mio atteggiamento: sono rimasta in quella casa forse per spirito di auto protezione. Ho aspettato il momento giusto per allontanarmi. Avessi sbagliato i tempi, forse sarebbe potuta andare ancora peggio».
«Vado avanti» – L’ex compagno di Debora pare non avere preso bene la nascita dell’associazione. «Soprattutto all’inizio. Mi ha minacciata. Mi ha fatto sentire sbagliata. Ma io vado avanti. Non cedo. È un mio diritto. E so che continuare a vivere nel terrore sarebbe un errore».