Una tendenza sempre più confermata dai numeri. Le cause? Un peggioramento dello stile di vita e un incremento della diagnosi precoce
BELLINZONA - «Un raro caso di tumore polmonare maligno in un paziente di 20 anni»: è il titolo dello studio pubblicato nel luglio del 2020, sulla rivista medico scientifica Journal of Surgical Oncology. Il paziente, protagonista di questo studio, era un giovane ticinese.
L'articolo scientifico, firmato dal team del reparto di Chirurgia Toracica e di Medicina interna degli ospedali San Giovanni di Bellinzona e Civico di Lugano, aveva lo scopo di «evidenziare l'importanza di un processo diagnostico efficiente» e, soprattutto, «di mettere in guardia i medici sulle potenziali insidie legate a una presentazione clinica insolita», si legge nell'introduzione. Al ragazzo, infatti, il tumore polmonare maligno era stato diagnosticato a quattro mesi di distanza dalla comparsa dei primi sintomi.
Sì, perché nessuno penserebbe mai che a quell’età un cancro potrebbe interessare l'organo deputato alla respirazione. Eppure, le statistiche mostrano una realtà diversa. L’incidenza dei tumori negli ultimi anni sta crescendo sempre più su scala mondiale. E non solo: i numeri mostrano che i nuovi casi sono in aumento soprattutto nella popolazione con un’età inferiore ai 50 anni.
Ma quali sono i tumori più diffusi in Ticino? «Quelli del polmone, mammella, prostata, colon-retto e melanoma rappresentano i tumori più frequenti. L’80% delle diagnosi fatte ogni anno in Ticino sono infatti legate a queste sedi di malattia». A dircelo è Stefano Cafarotti, primario del reparto di Chirurgia Toracica dell’Ospedale San Giovanni di Bellinzona che conferma: «Nel corso degli ultimi decenni abbiamo registrato un aumento dell’incidenza di questi tumori, tuttavia il tasso di mortalità per cause correlate al cancro sta diminuendo. Nel nostro cantone infatti il 70% delle persone a cui è stato diagnosticato un tumore riceve delle cure che consentono la guarigione».
Professore, per quali ragioni i casi sono sempre più numerosi?
«Innanzitutto l'aumento dell’invecchiamento della popolazione: con l’avanzare dell’età il sistema immunitario e i meccanismi biologici di sorveglianza oncologica diventano meno efficienti e dunque le cellule cancerose hanno più possibilità di svilupparsi. Si assiste poi a un altro fenomeno di cui vale la pena tener conto: negli ultimi anni sono aumentate le diagnosi nei pazienti con un’età al di sotto dei 50 anni: si parla del 79% in più rispetto agli anni Novanta».
Quali sono i motivi che fanno ammalare gli under 50?
«Ci sono molte ipotesi e poche certezze. Quello che possiamo dire è che rispetto a trent’anni fa, lo stile di vita che conduciamo è sicuramente peggiorato. Lo si evince anche dagli ultimi dati sulla salute diffusi dall’Ufficio federale di statistica. Da questa analisi emerge infatti che la popolazione dai 15 anni in su conduce un pessimo stile di vita: Il 31% della popolazione adulta maschile e il 23% in quella femminile fuma. Il 51% degli uomini e il 33% delle donne è obeso. Il 25% della popolazione non fa abbastanza movimento. Inoltre pochi mangiano quantità sufficienti di frutta e verdura (si parla del 15% degli uomini e del 28% delle donne). Ritengo possibile una correlazione tra peggioramento dello stile di vita e l’aumento dell’incidenza di tumori nella popolazione giovane-adulta. L’aumento delle diagnosi in questa fascia della popolazione può essere inoltre ascritto anche a una maggiore attenzione alle diagnosi precoci. Disponiamo infatti in Ticino di programmi di screening che aiutano a individuare i tumori ancora prima dei sintomi, in fase iniziale e in fasce d’età sempre più giovani. Siamo sempre più attenti nel ricercarli».
Secondo lei la campagna di screening promossa dal Cantone è sufficiente o è necessario potenziarla?
«Il Canton Ticino copre finanziariamente, per la popolazione a rischio, il programma di screening per il tumore colorettale e della mammella. Ci sono delle modalità di screening per gli altri tumori che sono attualmente in discussione e che meritano di essere implementate. Per il tumore del polmone siamo stati uno dei primi cantoni a condurre uno studio pilota sullo screening con TAC low dose grazie alla collaborazione tra EOC e OMCT. Per quanto riguarda il melanoma il cambiamento di forma o colore di una lesione cutanea rimane invece di fondamentale importanza e richiede sempre una valutazione specialistica».
Cosa si può fare per limitare l’insorgenza dei tumori?
«Bisogna agire con la prevenzione primaria, quindi mangiare meno cibi raffinati, ma ricchi di fibre, evitare il consumo di bevande alcoliche, muoversi di più e smettere o non iniziare a fumare. Alla correzione dello stile di vita va unita la prevenzione secondaria, ovvero aderire alle campagne di screening».
Perché il Ticino è il cantone con la più alta incidenza di tumore del polmone?
«Ciò che ci rende il cantone con maggiore incidenza è la composizione del nostro territorio. Il terreno è infatti prevalentemente granitico contenente uranio, il cui decadimento genera un gas, il radon. Le radiazioni del radon sono responsabili dell’8-10% dei tumori polmonari. Dunque radon, insieme all’abitudine al fumo che è equamente distribuita nei 26 cantoni, rappresenta il principale fattore»
Le nuove terapie a mRna rappresentano una nuova via di cura per i malati di cancro?
«Possiamo correggere lo stile di vita, fare tanto sulla prevenzione secondaria con programmi di screening, ma il terzo pilastro su cui si basa il miglioramento delle cure oncologiche sono i farmaci. Negli ultimi anni, soprattutto per melanoma e tumore polmonare, la sopravvivenza è nettamente modificata grazie all’introduzione di terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia. Queste consentono sopravvivenze sempre migliori e in alcuni casi di cronicizzare i tumori. Si stanno implementando farmaci sempre più mirati, che saranno in grado di potenziare il sistema immunitario per sconfiggere il tumore o di legarsi in maniera selettiva alle cellule tumorali, non intaccando in alcun modo la cellula sana».