La grandinata di mercoledì non ha fatto danni, ma il maltempo insistente e la peronospora stanno mettendo alla prova viticoltori e non solo
LUGANO - L'inattesa e intensa grandinata che ha colpito il Mendrisiotto e parte del Luganese, mercoledì, ha rappresentato l'ennesimo "stress-test" per i viticoltori ticinesi. Un test che fortunatamente sembra essere stato superato a pieni voti, ma arrivato in un periodo già di per sé duro per il settore.
«Nei nostri vigneti in Val Mara e ad Arogno, fortunatamente, le protezioni hanno fatto il loro lavoro. Non nascondiamo però di aver sudato freddo dopo quello che ci era accaduto l'anno scorso», ammette Gabriele Bianchi. L'Azienda agricola Bianchi di Arogno infatti, proprio un anno fa, aveva dovuto fare i conto con la devastazione lasciata da una forte grandinata.
L'incubo peronospora - Più complicata la questione climatica in generale. «Le continue piogge e questa umidità favoriscono il proliferare dei funghi, principalmente peronospora e oidio e ci stanno mettendo in seria difficoltà. Vi è anche un problema di organizzazione aziendale legata all'impiego del personale che, piovendo sempre, fatica ad eseguire i lavori in vigna. Anche per quanto riguarda la protezione fitosanitaria, siamo a caccia dei pochi momenti asciutti pena, altrimenti, la perdita del raccolto», prosegue Bianchi.
Api morenti - Male anche per quanto riguarda la produzione di miele. «Un'annata non dico disastrosa, ma molto difficile. Il miele di robinia quest'anno non ci sarà, i fiori sono stati completamente deteriorati dalla pioggia. Ci auguriamo che vada meglio con il tiglio e il castagno. Intanto le api, impossibilitate ad uscire, stanno quasi morendo di fame e dobbiamo nutrirle artificialmente».
Più sereno l'orizzonte delle erbe officinali. «In questo caso il tempo è favorevole. Con tutta quest'acqua l'erba cresce molto bene, anche se guasta la fienagione, mancando i momenti per riuscire a tagliare, asciugare e portare il raccolto nel fienile».
«Stiamo lottando» - Niente danni dovuti alla grandine anche per Luciano Cavallini, della Cantina Cavallini di Cabbio. Anche qui, a far paura è la peronospora. «L'infezione primaria è arrivata e i viticoltori stanno cercando di salvare la produzione di quest'anno di tutte le varietà. Le uniche che sembrano resistere sono quelle appartenenti ai cosiddetti "piwi", varietà resistenti agli attacchi fungini». «Stiamo lottando - ammette Cavallini -. Attendiamo che si apra una finestra temporale utile per effettuare ogni volta i trattamenti e sorvegliamo da vicino l'evoluzione dell'attacco di peronospora sulle foglie. I trattamenti sono frequenti perché vengono lavati via dalla pioggia, anche se usiamo prodotti bio che sfruttano aggrappanti naturali in grado di resistere il più possibile alle precipitazioni».
Un mondo che sta cambiando velocemente - Anche Davide Cadenazzi, presidente di Federviti, conferma che la preoccupazione principale è legata alla proliferazione della peronospora. «Fortunatamente fa freddo. Ciò allunga i tempi d'incubazione del fungo dandoci più tempo per intervenire nelle poche finestre di bel tempo che questa stagione ci sta concedendo».
Con tutte le complicazioni del caso: «Cambia il tempo, cambia l'atteggiamento nei confronti della natura e cambia anche la viticoltura. Noi ci dobbiamo adattare a tutti questi cambiamenti. L'importante è che la politica non sottintenda che vada sempre tutto bene».
Quel che è certo è che il settore è sempre più preparato ad affrontare le difficoltà: «C'è una professionalità crescente, una sezione dell'agricoltura che ci sostiene e le varie Federviti che fanno il loro lavoro sul territorio».