Cerca e trova immobili

CANTONEQuando tutti vogliono essere "vecchi"

25.09.24 - 06:30
Frontalieri? Una volta conveniva di più. E dopo il passaggio del nuovo accordo molti lavoratori d'oltre confine cercano di fare i furbi.
Tio/20Minuti - Davide Giordano
Quando tutti vogliono essere "vecchi"
Frontalieri? Una volta conveniva di più. E dopo il passaggio del nuovo accordo molti lavoratori d'oltre confine cercano di fare i furbi.

BELLINZONA - Generalmente, non fa troppo piacere. Ma essere “vecchi”, nel mondo del frontalierato ticinese, è buona cosa. E in molti, con l’entrata in vigore del nuovo accordo sui frontalieri tra Svizzera e Italia, cercano di fare i furbi. Lo riferisce a Tio/20Minuti Giordano Macchi, direttore della Divisione delle contribuzioni. 

«Il cosiddetto “vecchio frontaliere”, ai sensi del nuovo accordo, mantiene l'imposizione esclusiva in Svizzera che era prevista dal vecchio accordo», spiega. «Per i “nuovi frontalieri”», ovvero quelli categorizzati come tali a partire dal 17 luglio 2023, «ci sarà invece imposizione anche in Italia». 

Mano al portafoglio - Una differenza, questa, che in termini finanziari si sente eccome, e può corrispondere a una perdita di diverse migliaia di euro l’anno. «È innegabile che per il frontaliere italiano beneficiare dello statuto di "vecchio frontaliere" porta un grosso vantaggio, in quanto si evita l'imposizione in Italia», afferma l’esperto. Molti lavoratori provano perciò ad aggirare la legge, cercando di farsi passare per "vecchi frontalieri".

Per far parte di questa categoria, lo precisiamo, bisogna che tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, anche solo per un breve periodo di tempo, il lavoratore abbia adempiuto ai seguenti criteri: avere un contratto di lavoro in Ticino, rientrare quotidianamente al proprio domicilio in Italia, e avere la residenza principale in un comune presente nella vecchia lista dei comuni di frontiera stilata dal Cantone.

Dichiarazioni fasulle - «In questo ambito stiamo riscontrando diverse irregolarità presso la nostra banca dati», riferisce Macchi. «I nostri accertamenti, che continueranno nei prossimi mesi, hanno portato a individuare diverse casistiche ove si è erroneamente indicato il rientro quotidiano in Italia, quando invece risulta essere stata annunciata una residenza durante la settimana in un comune del Ticino. Diverse casistiche portano poi a constatare la reale residenza e il domicilio principale fuori dalla fascia dei 20 chilometri dal confine». In molti casi, dunque, i lavoratori in questione risultano in realtà essere “nuovi frontalieri” o addirittura lavoratori stranieri non categorizzabili, almeno dal punto di vista fiscale, come frontalieri. 

I frontalieri non si fermano - Nel frattempo, nonostante le imposte più elevate, per il momento non è stato rilevato alcun rallentamento nella crescita dei frontalieri impiegati nel nostro cantone. «Dai dati in nostro possesso, in particolare relativi alle assunzioni e alle cessazioni dell’attività lucrativa, non abbiamo per ora riscontrato sostanziali differenze rispetto a quanto avveniva negli anni scorsi, con l’accordo sui frontalieri precedentemente in vigore», dichiara Macchi. 

«I controlli ci sono» - Ma i controlli, per quanto riguarda l'imposizione dei frontalieri in generale, ci sono? «La Divisione delle contribuzioni, tramite l'ufficio imposte alla fonte, procede a una serie di accertamenti e di ispezioni sia mirate per problematiche specifiche sia a campione», ci viene spiegato. «Va sottolineato che l’assoggettamento alla fonte si basa sul principio della cosiddetta "autotassazione" nel quale la quantificazione della trattenuta alla fonte da operare sul salario viene delegata al datore di lavoro. Durante le ispezioni si procede pertanto a verificare se le trattenute sono state effettuate correttamente e in caso contrario si procede al recupero, sempre tramite il datore di lavoro». 

Le principali problematiche che si riscontrano «riguardano in particolare una serie di interpretazioni errate che portano alla mancata determinazione della reale capacità contributiva del dipendente. Le più comuni sono le deduzioni per figli a carico che non vivono nella stessa economia domestica o che non sono più agli studi, il mancato computo del reddito del coniuge e il non tenere conto di altri redditi da attività lucrativa ai fini della determinazione dell'aliquota», conclude Macchi. 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE