I due uomini della Argo 1, arrestati negli scorsi giorni, avevano fatto discutere in Alta Vallemaggia. Soprattutto per i loro atteggiamenti agli antipodi
LAVIZZARA – Marco S., il "comandante", e Ümit Y., il "buono", erano stati attivi per un certo periodo, un paio di anni fa, anche al centro per rifugiati del Piano di Peccia. Il "violento", da una parte, e il presunto reclutatore dell'Isis, dall'altra. Il responsabile della ditta di sicurezza Argo 1, e il suo dipendente. Entrambi sono finiti in manette negli scorsi giorni a Camorino.
Paura di esporsi – A raccontare i retroscena di quanto accaduto in alta Valle Maggia sono le persone che vivono nel villaggio della Lavizzara. E gli aneddoti che ne emergono sono contrastanti. La gente non vuole esporsi con nome e cognome. Ha paura di avere ripercussioni. Ma da quanto raccolto si capisce come i caratteri dei due fossero apparentemente agli antipodi. Marco S. era ritenuto da tutti una specie di sergente di ferro. Avrebbe usato più volte frasi spregiative nei confronti dei migranti. «Una volta li aveva lasciati per due ore sotto la stecca del sole, senza alcun motivo», racconta un signore informato dei fatti.
Senza "paghetta" – E quando si trattava di distribuire la "paghetta" agli asilanti, quella che permetteva loro di fare fronte alle piccole spese settimanali, sembra che ci fosse sempre qualcuno che rimanesse a bocca asciutta. Senza ottenere spiegazioni. «Il signor Marco girava sempre con auto all'ultimo grido. Le cambiava spesso», ricorda un altro residente. E aggiunge: «Che io sappia, alcuni strani comportamenti di Marco S. erano già stati segnalati da alcuni cittadini alle autorità cantonali».
L'angelo dei migranti – Diverso il discorso per quanto riguarda Ümit Y, l'uomo finito in carcere con le accuse più gravi. Appariva come un ragazzo mite, generoso. Ancora un abitante della valle: «Quando sentiva parlare degli attentati del mondo, era sempre pronto a evidenziare che il Corano certe cose non le condivideva». Trattava tutti bene, Ümit. Dagli abitanti del Piano di Peccia era visto come una sorta di angelo dei migranti.