Dopo l'arresto del titolare dell'Argo 1, alcuni profughi residenti al centro di Camorino raccontano il clima di terrore vissuto in questi mesi
CAMORINO - Botte. Urla. Minacce. Il clima descritto dai richiedenti l'asilo presso la protezione civile di Camorino era di quelli pesanti. Sotto la sorveglianza della Argo 1 Sa di Cadenazzo, gestita di fatto dal 36enne arrestato due giorni fa, i rifugiati se la sono davvero vista brutta.
Uno di loro, un giovane profugo, ha confidato al Giornale del Popolo quanto «Capitan Marco» fosse duro e violento. «Urlava sempre. Minacciava di farci rimandare nel nostro Paese. Qualcuno mi ha detto di essere stato picchiato. Avevamo paura». Accuse gravi, che però trovano riscontro nelle motivazioni per cui l'uomo è finito dietro le sbarre: usura, sequestro di persona e atti di violenza.
Attualmente al centro sono ospitati circa 60 persone, tutti giovani uomini provenienti da Eritrea, Afghanistan, Somalia, Pakistan, Tibet, Iran e Iraq.