Storia di una truffa amorosa online. Solo una tra le tante che in questi mesi avrebbero colpito diverse donne ticinesi
LUGANO - Si presentano tramite profili social online. Sono uomini affascinanti, premurosi. Agganciano donne sole, o sprovvedute, e le privano dei loro risparmi. È questo, in buona sintesi, il meccanismo delle truffe amorose online, un fenomeno sommerso presente anche in Ticino.
Sono numerose le vittime di questo raggiro architettato da gente che seduce per ottenere denaro, che scrive da paesi lontani, usando profili falsi. Dietro questi profili si celano spesso ragazzi che vivono in Africa, formati per individuare le vittime tramite social network e siti destinati ad incontri. Vittime che vengono arpionate con foto di uomini affascinati, sposati, a volte in divisa. Uomini che dedicano loro attenzioni particolari, quelle che ogni donna vorrebbe ricevere.
Tra queste c'è anche Francesca*, 50enne del Locarnese finita nell'infido raggiro. Dietro una foto, un volto maturo e dei modi gentili, ha creduto di trovare l'uomo dei suoi sogni. Attento, paziente, premuroso.
L'adescamento - «Tutto ha avuto inizio il 14 giugno 2016 - ci racconta -. Quest'uomo mi invia una richiesta d'amicizia tramite Facebook. Inizialmente non accetto, ma poi mi trovo a ripensare al suo viso per tutta la giornata. Alla fine cedo».
L'inizio del rapporto - I due iniziano a conoscersi tramite chat. Per giorni. «Era presente, affettuoso. Mi sono affezionata in un attimo». Quello che fino a pochi giorni prima era un perfetto sconosciuto per Francesca diventa qualcosa di speciale. «Oggi mi vergogno. Sono una donna sposata con figli e nipoti. Ma era così presente... Non dimenticava mai di darmi il buongiorno e la buonanotte. Siamo subito entrati in confidenza. Siamo arrivati a dirci cose molto intime e personali. Mi ha raccontato della morte di sua moglie, del dolore provato per il male improvviso e incurabile che l'ha uccisa».
La svolta - Nonostante alcune difficoltà a comprendersi (l'uomo afferma di essere francese e di utilizzare google translate per comunicare), i due stringono un rapporto di amicizia virtuale molto profondo. Persino morboso. A turbare questo idillio arriva un imprevisto: «Mi dice che deve partire. Che non potrà farsi sentire per alcuni giorni perché costretto ad andare con il figlio e la madre in Costa d'Avorio. I soci della sua agenzia immobiliare, racconta, lo hanno truffato e per questo li deve raggiungere per recuperare il denaro perso: 300 mila euro».
Francesca perde la testa. Non riesce a stare senza la sua compagnia: «Ogni giorno cercavo di rimanere da sola perché avevo solo voglia di parlare con lui. Ho annullato il mondo intero. Ora che lui mancava io stavo male. Ero come drogata».
La richiesta di denaro - Il misterioso personaggio ritorna a farsi sentire dopo qualche giorno: «Mi spiega il motivo della prolungata assenza: il figlio e la madre si sono ammalati. Hanno contratto un virus pericoloso, non possono spostarsi e hanno bisogno di cure. Mi chiede un aiuto economico. Mi dice testuali parole: "Non posso permettermi che mio figlio muoia. Ho già perso mia moglie". Io soffro come se stesse accadendo a me».
La 50enne preleva il denaro richiesto, l'equivalente di 3000 euro, e lo invia tramite Western Union, un sistema non tracciabile. «Dopo alcuni giorni ecco una nuova richiesta. Gli servono i soldi per il biglietto di ritorno. Poi diventeranno i soldi per una multa... E via così per 11 mesi. Per un totale di oltre 50 mila franchi».
Nemmeno l'evidenza serve a Francesca per capire quello che le sta accadendo: «Già al secondo versamento il direttore di Western Union mi raggiunge per chiedermi se la persona a cui sto mandando il denaro sia una mia conoscenza. Mi dice che sono diverse le donne che in quei giorni stanno inviando denaro a quel nominativo. Io, invece che aprire gli occhi, mi arrabbio e mi rivolgo a un altro ufficio di money transfer».
Il colpo di scena - La donna spende i risparmi di una vita. Li regala all'uomo che le dedica tante attenzioni. All'uomo di cui, di fatto, si è innamorata. Anche se non l'ha mai visto di persona e nemmeno sentito una volta al telefono. Poi qualcosa fa crollare questo castello in aria. Di colpo. Francesca sprofonda nello sconforto. «Lo vedo apparire nel programma televisivo "Chi l'Ha Visto". Lo riconosco subito ed è un colpo al cuore. Quello che sento però mi fa rabbrividire».
La 50enne scopre la storia di Massimiliano Titone, un siciliano a cui è stata rubata l'identità online. Le sue foto, la sua vita, sono state usate per dei raggiri online messi in atto tramite la truffa amorosa. Sono decine i profili creati sfruttando le immagini di quest'uomo (alcuni sono visibili sulla pagina Facebook "Identità Integrale"). Migliaia le donne raggirate. Tra queste anche la nostra interlocutrice.
Il rapporto ideale creato in 11 mesi crolla di colpo. Francesca blocca il profilo, va in polizia e sporge denuncia. I suoi soldi, però, non li rivedrà più. «Pochi giorni dopo, sempre tramite Facebook, mi arriva un'altra richiesta d'amicizia - racconta -. Ancora una volta è un bell'uomo, questa volta indossa una divisa della Marina Militare. Ma non ci ricasco». Ora, non vuole che altre donne cadano nello stesso tranello e lancia un appello: «Non credete all'amore in una chat. L'amore non si scrive e non si compra. L'amore si vive».
*nome fittizio
«La mia vita è un inferno» - Siamo riusciti a raggiungere anche il vero Massimiliano Titone. Il 47enne siciliano, imprenditore di successo, è un fiume in piena nel raccontare l’incubo che da oltre due anni l’ha travolto in pieno: «Il mio nome e le mio foto sono ovunque, su siti porno, di incontri, di scambi di coppie. Ma soprattutto tra le inserzioni di donne in cerca di mariti. Questi truffatori sono abilissimi». Le donne truffate? «Ne hanno raggiunte migliaia. Diverse solo a Lugano (alcune di queste lo hanno contattato n.d.r.). Hanno estorto loro centinaia di migliaia di euro». Titone se la prende anche con le istituzioni: «Nonostante abbia sporto denuncia non sta cambiando nulla. I profili fake si moltiplicano e non sembra possibile una soluzione. Sono arrivato ad intraprendere un’azione legale nei confronti del garante della privacy. La mia vita è un inferno».