Un 48enne è accusato di aver importato illegalmente 31,5 tonnellate di derrate alimentari.
Avrebbe agito per almeno un anno avvalendosi dell'aiuto di alcuni complici, fra cui la moglie. Ma è incappato in un controllo a Ligornetto.
BERNA - L’Amministrazione federale delle dogane (AFD) ha portato a termine un’inchiesta inerente il contrabbando di 31,5 tonnellate di derrate alimentari, per la maggior parte salumi e formaggi, importate dall’Italia in Svizzera senza essere sdoganate. Il passaggio del confine avveniva attraverso valichi incustoditi, a volte facilitato dall’aiuto di complici. Veniva poi rivenduta a destinatari con sede in tutta la Svizzera. L’AFD ha richiesto tributi doganali per oltre 300 mila franchi.
Il principale incolpato è un 48enne italiano che importava la merce dall’Italia alla Svizzera passando da valichi incustoditi, avvalendosi a volte anche di staffette – tra le quali è risultata anche la moglie - che lo facilitavano nella commissione dei reati.
Fatale un controllo a Ligornetto - Il traffico, venuto a galla anche grazie alla collaborazione con autorità doganali italiane che hanno fornito assistenza amministrativa, si è perpetrato per almeno un anno, da gennaio 2016 a gennaio 2017 quando l’uomo è incappato in un controllo nelle retrovie dei collaboratori dell’AFD a Ligornetto. In quell’occasione nel vano di carico del furgone sul quale viaggiava insieme alla moglie erano stati trovati poco più di 500 chili di salumi e formaggi i quali non erano stati dichiarati.
Almeno 90 clienti in tutta la Svizzera - Gli inquirenti dell’AFD sono riusciti a ricostruire i dettagli del contrabbando: l’uomo, dopo aver raccolto le ordinazioni presso i suoi clienti, acquistava la merce in Italia e la consegnava a questi ultimi (in genere ristoranti, bar e rivenditori di derrate alimentari) con sede in tutta la Svizzera, una novantina tra il Ticino, la Svizzera romanda e quella tedesca.
Oltre 300mila franchi di tributi - L’omessa dichiarazione costituisce un’infrazione alla Legge sulle dogane (LD) e alla Legge federale concernente l’imposta sul valore aggiunto (LIVA). L’AFD ha dunque chiesto, al principale incolpato e ai destinatari svizzeri della merce poco più di 316mila franchi svizzeri di tributi. A carico dell’incolpato e dei suoi complici sono stati allestiti i rispettivi atti d’accusa sulla base dei quali verranno comminate delle congrue pene.