Condannato a 30 mesi e a una terapia stazionaria un 24enne del luganese
Il giovane si è reso autore di abusi su due bambini dal febbraio al settembre del 2018
LUGANO - Trenta mesi di carcere e un trattamento stazionario per «annientare i suoi impulsi». È la sentenza emessa nei confronti del 24enne del luganese che, tra il febbraio e il settembre del 2018, commise abusi nei confronti di due bambini tra le mura dell’ex Macello.
Il giovane, per riprendere le parole della procuratrice pubblica Pamela Pedretti, «ha macchiato indelebilmente la vita di un fanciullo e quantomeno turbato momentaneamente quella di un altro», riferisce il CdT.
Il 24enne, che all'epoca assumeva alcol e droghe e alloggiava al centro sociale il Molino, è stato l'autore dei due episodi ai danni di un bimbo di 8 e uno di 9 anni. Da qui la pena, che ha preso in considerazioni anche altri reati quali l'infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti, il danneggiamento di lieve entità e la violazione di domicilio.
Il primo dei due episodi, stando alle indagini, sarebbe durato pochi secondi. L’imputato ha spinto la giovane vittima, condotta nel centro sociale, a compiere un gesto di autoerotismo. Quindi al bambino avrebbe regalato un plettro «per fargli mantenere il segreto». Nel secondo episodio, il 24enne è stato sorpreso mentre si masturbava. Invece che fermarsi ha chiesto al bambino se gli «piacesse ciò che stava vedendo».
La difesa ha puntato sulla storia travagliata del giovane, abbandonato a 2 anni e vissuto in vari istituti sino ai 20. Oltre che vittima di abusi a sua volta.
Nei confronti del 24enne è stata riconosciuta una scemata imputabilità di grado lieve e medio, vista anche la patologia di cui soffre: una sindrome schizotipica con tratti antisociali. Secondo la perizia psichiatrica non si tratta di un pedofilo. Ma per la corte, che a sua volta non vede la matrice pedofila in quanto accaduto, c'è il rischio di recidiva. Ecco perché il trattamento stazionario.