A sette mesi esatti dallo sgombero, l'ex Macello è stato rioccupato per «stato di necessità».
Il Municipio di Lugano intende inoltrare una denuncia penale per violazione di domicilio
LUGANO - «La libertà non si mendica, si conquista!». È con questo motto che attorno a mezzogiorno alcune persone hanno deciso di rioccupare l'area dell'ex Macello, in viale Cassarate a Lugano. Sul posto è infatti in corso un «presidio solidale», mentre all'interno di ciò che rimane dello stabile ci si sta mobilitando per rendere gli spazi nuovamente agibili. Questa sera ci sarà la prima assemblea pubblica alla quale chiunque è invitato a partecipare. «Siamo consapevoli della situazione sanitaria attuale, ma proprio per questo riteniamo che sia necessario incontrarsi e confrontarsi», si legge su una missiva che sta circolando sui vari social.
L'obiettivo dichiarato è quindi quello di ridare vita al Molino «perché l'autogestione ha bisogno di luoghi liberi per autodeterminarsi e crescere. Perché «i sogni non si sgomberano», benché siano passati ormai sette mesi dal giorno in cui le ruspe entrarono in azione (era la notte fra il 29 e il 30 maggio).
Ed è proprio, anche in questo caso, uno «stato di necessità» che ha spinto i molinari a ritornare alla carica. La necessità reale di avere un luogo di ritrovo, ma anche - satiricamente - quella di controllare che non divampi un incendio. «Ci è sorto un fortissimo dubbio. Forse abbiamo lasciato le placche della cucina accese e la preoccupazione ci ha spinti a rientrare a controllare», si legge nella lettera. «Trattandosi di uno stato di necessità, rientrare non dovrebbe avere alcuna conseguenza sulle persone che provvederanno alla messa in sicurezza dello stabile», viene aggiunto, alludendo evidentemente alla demolizione concordata dalla polizia e dal Municipio di Lugano.
Insomma, i molinari si sono voluti riprendere «con le loro mani ciò che è stato loro tolto», senza dialogare «con chi questi edifici li ha demoliti nel cuore della notte, lasciando un cumulo di cenere e rabbia». Hanno voluto fare una visita agli spazi «ancora colmi di oggetti e ricordi» perché aspettando i tempi della burocrazia «avrebbero ritrovato solo polvere e muffa».
L'arrivo della polizia - Durante la prima parte del presidio, qualcuno ha detto al microfono: «Se ci sono degli sbirri in borghese, vi invitiamo ad allontanarvi». Ma poi verso le quindici la polizia è arrivata in tenuta antisommossa per tenere sotto controllo gli accessi agli stabili. Anche viale Cassarate è stato chiuso. E alcuni autogestiti hanno dato vita a un piccolo corteo: «Non ci facciamo intimorire!».
La denuncia - Di fronte alla rioccupazione dello stabile (una quindicina di persone è infatti entrata per rendere agibili gli spazi, qualcuno era pure salito sul tetto per issare una bandiera e appendere degli striscioni), il Municipio di Lugano intende inoltrare una denuncia penale per violazione di domicilio, come fa sapere la RSI.
Due fermi - Per il momento (situazione alle 19:00) non vi sono stati veri e propri scontri tra polizia e manifestanti. Oltre ai cori scanditi e al lancio di fuochi d'artificio, testimoni presenti sul posto segnalano che sarebbero state fermate due persone poco prima delle 18. Hanno seguito alcuni attimi concitati, con altri manifestanti che hanno tentato di convincere gli agenti a lasciarli andare, e la polizia che è ricorsa all'uso di spray al pepe.