Circa sei anni prima il commerciante era già stato risarcito dall'assicurazione. Sempre per incendio.
LUGANO - «Distruggerlo sul luogo era l’unico modo per liberarsi dello stock. E il fuoco era il modo più rapido e già conosciuto da Bruno Balmelli». Queste, in sintesi, le conclusioni contenute nelle 244 pagine della sentenza sul caso dell'incendio scoppiato nel White di via Nassa, nella notte tra l'11 e il 12 febbraio, e rese note da LaRegione.
Il commerciante di Lugano, si ricorda, è stato condannato a 4 anni da espiare dalla Corte delle Assise criminali di Lugano presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Dietro alle sbarre anche quattro complici, con condanne tra i 12 mesi sospesi e i 34 mesi parzialmente sospesi.
Obiettivo del 73enne titolare del negozio era, in realtà, quello di incassare i soldi della polizza dell’assicurazione (circa 1,9 milioni di franchi per la merce, 150mila franchi per le installazioni presenti e mezzo milione per la perdita di esercizio). Un piano messo a punto a causa delle difficoltà finanziarie sorte, almeno in parte, con la pandemia.
La difesa aveva puntato sull'intenzione del 73enne di liberarsi solo della merce. Motivazioni ritenute però inverosimili dal giudice Pagnamenta.
Verosimile invece che avesse già dimestichezza con l'iter assicurativo, visto che «sapeva per esperienza che l’assicurazione sarebbe intervenuta, così come aveva fatto circa 6 anni prima quando a fuoco era stato dato il suo negozio di Mendrisio». All'epoca il colpevole non era stato identificato e Balmelli aveva incassato la copertura assicurativa.
A smascherare il progetto è stato un piccolo dettaglio. Uno dei complici avrebbe dovuto, dopo aver appiccato il rogo e prima della fuga, sfondare la vetrina per simulare uno scasso. Se lo avesse fatto «ben difficilmente ne sarebbe scaturita l’inchiesta che ha poi permesso di smascherare l’intero progetto criminoso». Ma l'uomo, spaventato dalle fiamme, si è fatto prendere dal panico.