Il giorno dopo i proprietari dei depositi contano i danni.
LUMINO - Dopo una notte in cui i pompieri hanno lavorato senza sosta per spegnere il rogo divampato ieri pomeriggio, sabato 25 di novembre, a Lumino, è già tempo di contare i danni. Secondo quanto comunicato dalla polizia cantonale il rogo è divampato da uno dei depositi dello stabile industriale adibito a magazzini self-storage. Il fuoco, dapprima circoscritto alla struttura, ha successivamente coinvolto un edificio adiacente interessando anche un ristorante e un appartamento.
«C'è chi ha perso tutto» - «Io ho perso alcune moto, quadri e altri oggetti, ma c'è gente che ha perso tutta la sua attività», ci ha confidato il proprietario di uno dei tanti depositi ridotti a un mucchio di macerie. «Si tratta soprattutto di oggetti con un valore affettivo, che non torneranno più». Altri depositi invece contenevano il lavoro di una vita. «Ho parlato con altre persone che sono state duramente colpite, c'è chi ha perso tutto. Alcuni box contenevano macchinari e varie attrezzature, come faranno a iniziare la settimana domani?».
Il dispiacere per i danni si somma all'incertezza iniziale, quando non era ancora chiaro quali stabili fossero stati colpiti dalle fiamme. «Ho ricevuto la prima segnalazione dalla mia compagna, mi ha inviato un video. Ma non si capiva dove fosse scoppiato l'incendio. Solo nel pomeriggio sono andato a controllare e ho scoperto che il rogo aveva distrutto anche il mio magazzino. Non c'è niente da salvare».
Ora la palla passa alla polizia che ha aperto un'indagine per chiarire le cause dell'incendio. «Qualcuno dovrà rispondere delle sue azioni. Non tutti i box erano assicurati». Ma l'emozione è ancora forte. «Ieri notte non ho dormito tutta la notte».
La testimonianza di chi non è potuto intervenire - Tragica ironia della sorte, fra chi ha visto andare in fumo il proprio box c'è anche un pompiere che in quel momento era di picchetto in Bassa Mesocina. «L’ho saputo quasi subito: come le dicevo, essendo pompiere mi è arrivato l’allarme e ho intuito la zona. All’inizio non si pensava potesse trattarsi di un incendio di queste dimensioni e si pensava che l’avessero tenuto. E invece le cose sono andate in un altro modo».
Lui nel box incenerito dal violento incendio di Via Quatorta custodiva diversi attrezzi da lavoro, della mobilia portata lì dopo un trasloco, oggetti personali e cose di valore collegati ai ricordi di una vita. È anche questo a farlo sentire affranto.
«Avevo portato lì quasi tutto dopo la mia separazione - racconta - dalle fotografie alle cose che avevo dentro in officina. Trattandosi di un piccolo garage di casa avevo dentro un po’ di materiale. Quantificare con esattezza il danno adesso è ancora presto, comunque diverse migliaia di franchi. Purtroppo i ricordi non torneranno mai più indietro. Chi più chi meno, tutti abbiamo perso tutto quello che c’era».
Con gli altri proprietari ha creato una chat per tenersi in contatto e condividere una vicenda che gli inquirenti stanno scandagliando nell’iter di indagine per arrivare a stabilire le cause.
Rivela che chi ha causato l’incendio «si sa già chi è» e «ha confessato», quindi «al 99% il colpevole c’è», poi però adesso «toccherà alla magistratura stabilire se è veramente lui e come sono andate le cose». A Simone e agli altri adesso «interessa essere risarciti, chi più chi meno, ci interessa quello: il risarcimento. Qui si deve capire che c’è gente che ha perso un’attività lavorativa e da domani non potrà più lavorare perché non ha più niente».
Tra coloro che hanno subito ingenti danni anche il titolare di uno studio video-fotografico: «Ero lì in affitto da un mese - racconta - ed era una cosa provvisoria perché poi mi sarei spostato. Avevo lì tutta la mia attrezzatura di lavoro come studio fotografico e video, tutti i miei certificati da sportivo, hard-disk con i video di tutta la mia infanzia e avvenimenti sportivi, le mie sei chitarre».
Ha saputo di quello che stava succedendo dalla telefonata di un amico: «Mi è arrivata una chiamata in cui mi si diceva che su Tio era uscita questa notizia che riportava che stava bruciando tutto - spiega - le cose più significative andate in fumo sono appunto i riconoscimenti sportivi e i computer con gli hard-disk». Per lui i danni sono di una certa rilevanza: «Tra le attrezzature e le chitarre siamo intorno agli 80-100mila franchi». Si auspica tempi celeri per il risarcimento: «Speriamo che intervenga qualcuno, perché a essere coinvolte in questa vicenda sono almeno 100 persone».