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CANTONEMaxi-processo Adria: si rischia, di nuovo, un brusco stop

03.06.24 - 17:27
Per la difesa vi è una grave violazione sia del principio accusatorio che del principio dell'unità procedurale.
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Maxi-processo Adria: si rischia, di nuovo, un brusco stop
Per la difesa vi è una grave violazione sia del principio accusatorio che del principio dell'unità procedurale.

PARADISO - È iniziato oggi il maxi-processo sul caso Adria, scoppiato nel 2015 con l'arresto dei vertici dell'omonima azienda di costruzioni, Adriano e Filippo Cambria, e dell'ex direttore della banca WIR di Lugano, Yves Wallauer.

Una strada in salita - Nonostante siano passati ormai nove anni dall'apertura dell'inchiesta, il processo rischia però di subire una brusca battuta d'arresto. Durante il dibattimento odierno la difesa ha infatti contestato l'atto d'accusa, giudicandolo viziato, e chiedendo che venga nuovamente rinviato al Ministero pubblico (era già accaduto nel 2016 ndr.). Allo stesso modo sono state contestate le modifiche dell'atto d'accusa proposte stamattina dal giudice Marco Villa, alcune delle quali concernono l'ammontare dei danni cagionati dagli imputati.

22 milioni in fumo - Il dibattimento, lo ricordiamo, vede alla sbarra ben sette diverse persone. Quest'ultime devono rispondere, a vario titolo, di truffa per mestiere, amministrazione infedele aggravata, cattiva gestione, complicità in frode fiscale, ripetuta concorrenza sleale e appropriazione indebita. Con il loro agire i principali imputati, i due Cambria e Yves Wallauer, hanno causato un buco di quasi 22 milioni di franchi, di cui oltre 18 a danno della Banca WIR.

«Va redatto un nuovo atto d'accusa» - A sollevare quelle che sarebbero le maggiori criticità dell'atto d'accusa firmato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli è stato in primis Carlo Borradori, difensore del 34enne Filippo Cambria. L'avvocato contesta l'atto d'accusa «in quanto non indica in maniera sufficientemente chiara e precisa i fatti contestati a ogni singolo imputato. Non specifica poi in modo chiaro le modalità con le quali questi reati sarebbero stati commessi». Questo, per la difesa, «costituisce una grave violazione del principio accusatorio».

Borradori sottolinea inoltre che «con un atto d'accusa di questo tipo gli imputati hanno oggettiva difficoltà nel potersi difendere» e chiede «che l'intero incarto venga ritornato al Ministero pubblico per riprendere alcuni punti della fase istruttoria». La difesa ritiene dunque necessario «che si proceda o con la redazione di un nuovo atto d'accusa, o con un atto di abbandono».

«Un procedimento unico, per tutti» - Della stessa lunghezza d'onda anche Sabrina Aldi, difensore del 61enne Adriano Cambria, e Eero De Polo, difensore dell'ex direttore della banca WIR Yves Wellauer. De Polo sostiene in particolare che «siccome alcune delle persone ritenute coinvolte nel caso non sono state incluse nell'atto d'accusa» quest'ultimo è in violazione del principio dell'unità procedurale. «Vi deve essere una parità di trattamento. Non avendo gli altri coimputati in aula la difesa viene sottratta da possibilità di argomentazione difensiva». L'avvocato «chiede perciò di annullare o di accertare la nullità di tali separati atti d'accusa e di rinviare l'incarto per un'emissione di un nuovo atto d'accusa, con l'inclusione di tutti imputati in un unico procedimento». De Polo si associa infine a Borradori per quanto concerne la violazione del principio accusatorio: «Non si comprendono gli atti contestati all'imputato, il dove, il come e il quando. Si chiede dunque che l'atto d'accusa venga rinviato al Ministero pubblico».

«L'incarto è stato ritenuto maturo» - La procuratrice pubblica Chiara Borelli, dal canto suo, difende il lavoro da lei svolto. «La difesa parla come se il giudice non avesse l'obbligo, alla ricezione di un atto di accusa, di verificare se siano adempiuti i presupposti formali e se l'incarto sia maturo per il giudizio». Borelli ricorda inoltre che qualche anno fa il giudice Marco Villa «aveva ritenuto che il primo atto d'accusa non fosse pronto per un giudizio, rinviando l'incarto al Ministero pubblico. Se ne deduce che dal momento che vi è stata la convocazione al presente procedimento il presidente della Corte ha avuto maniera di ritenere che non vi fossero più vizi formali». Quanto imputato ad Adriano e Filippo Cambria, insiste, «è inoltre esplicitato in ogni punto».

La procuratrice si esprime infine in merito alle contestazioni relative ad altre persone ritenute coinvolte nel caso ma escluse dall'atto d'accusa. «Per esservi una disgiunzione ci dovrebbe essere una connessione dei fatti, ma non vi è un punto nell'atto d'accusa che coinvolge gli imputati qui in aula congiuntamente a queste ulteriori persone, che non hanno peraltro cagionato alcun danno alla banca WIR».

Il processo, che si prospetta decisamente articolato, dovrebbe durare oltre due settimane ma, salvo ritardi, la sentenza è attesa per giovedì 20 giugno.

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