“Chiamate shock”: diversi tentativi di truffa segnalati nel Malcantone. La Cantonale: «Le comunicazioni di fatti gravi avvengono di persona»
LUGANO - Se una telefonata «mette in uno stato di agitazione, preoccupazione o ansia» e, allo stesso tempo, «viene chiesta una somma di denaro», allora è «al 100% una truffa».
All’indomani dell’arresto nel Luganese di due uomini polacchi con l’ipotesi di reato di tentata truffa aggravata, la Polizia cantonale, contattata da Tio/20min, fa il punto della situazione degli ultimi giorni, sottolineando alcuni aspetti utili ai cittadini più anziani per evitare di cadere nella trappola delle "chiamate shock".
Recrudescenza del fenomeno nel Malcantone - «Negli scorsi giorni - spiega - sono state 6 le telefonate ricevute dalla zona del Malcantone alla centrale comune di allarme in cui venivano segnalati dei tentativi di truffa con il sistema della telefonata shock». Tutto il Ticino è colpito da questo fenomeno e, come avvenuto in passato per altre zone, «gli autori possono concentrare la loro attività criminale per un determinato tempo con delle chiamate in una regione o zona circoscritta».
Incidenti, ospedali e carcere per i nipoti - Le storie possono essere molto plausibili e negli ultimi casi «riguardano incidenti stradali dove sono coinvolti parenti che necessitano di ingenti somme di denaro in tempi brevi, per coprire spese ospedaliere o il pagamento di cauzioni per evitare ad esempio l’incarcerazione». A questo proposito, a settembre dello scorso anno, alcuni finti poliziotti avevano estorto 40’000 franchi a una novantenne di Riviera proprio con la (falsa) scusa di evitare la detenzione preventiva alla nipote.
«Parlano molto bene italiano» - I malviventi «parlano italiano» e anche «molto bene». Ricercano le vittime spesso «tramite elenchi telefonici online. La scelta è casuale ma avviene valutando ad esempio il nome che almeno all’apparenza possa fare propendere all’identità di una persona anziana».
«Un agente non chiederà mai del denaro al telefono» - In generale, «è possibile che un anziano venga contattato telefonicamente da un poliziotto, ad esempio per delle informazioni». Mai però un agente di polizia «chiede ingenti somme di denaro telefonicamente e nemmeno comunica delle notizie che possano spaventare il proprio interlocutore». Nel caso debba avvenire una comunicazione per un fatto grave, «la stessa avviene di persona, anche per una presa a carico corretta dell’anziano che potrebbe avere bisogno di aiuto immediato».
«Shock + denaro = truffa» - Insomma, conclude la cantonale, «Una telefonata shock e che quindi mette in uno stato di agitazione, preoccupazione o ansia, nella quale viene anche chiesta una somma di denaro è al 100% una truffa». In due parole: «Shock + denaro = truffa».