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CANTONE«Il giudice Mauro Ermani è al posto giusto?»

20.08.24 - 19:36
L'Mps, denunciando il reiterarsi di «comportamenti discriminanti», e chiede di attivare l’Alta Vigilanza
TiPress
«Il giudice Mauro Ermani è al posto giusto?»
L'Mps, denunciando il reiterarsi di «comportamenti discriminanti», e chiede di attivare l’Alta Vigilanza

La notizia dell'invio da parte del giudice Mauro Ermani a una dipendente amministrativa del Tribunale di una foto «raffigurante una donna seduta accanto a due peni più alti di lei», non ha tardato a suscitare le prime reazioni.

Tra queste, quella dell'Mps che segnala come «nel corso degli ultimi anni, a scadenza regolare», il giudice Mauro Ermani salga «alla ribalta per gesti che non possono e non devono aver diritto di cittadinanza, ancor più se commessi da qualcuno che riveste una carica così importante».

Comportamenti questi, sottolineano i deputati del Movimento per il socialismo - da ricondurre all’articolo 4 della Legge federale sulla parità dei sessi (Divieto di discriminazione in caso di molestia sessuale) che così recita: “Per comportamento discriminante si intende qualsiasi comportamento molesto di natura sessuale o qualsivoglia altro comportamento connesso con il sesso, che leda la dignità della persona sul posto di lavoro, il proferire minacce, promettere vantaggi, imporre obblighi o esercitare pressione di varia natura su un lavoratore per ottenerne favori di tipo sessuale”.

Viene menzionato pure l’articolo 5 della stessa Legge che, al suo paragrafo 3, definisce le responsabilità del datore di lavoro: “Nel caso di discriminazione mediate molestia sessuale, il tribunale o l’autorità amministrativa può parimenti condannare il datore di lavoro ed assegnare al lavorare un’indennità, a meno che lo stesso provi di aver adottato tute le precauzioni richiese dall’esperienza e adeguate alle circostanze, che ragionevolmente si potevano pretendere da lui per evitare simili comportamenti o porvi fine”.

«Nel caso specifico - proseguono Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi -, non ci pare di aver visto, per il momento, iniziative del datore di lavoro tese ad impedire che simili comportamenti da parte di Ermani avvenissero. Anzi, ci pare di poter dire che sono stati tollerati».

L'Mps ricorda i commenti, «altrettanto vergognosamente sessisti ed intollerabili verso una procuratrice pubblica rea, secondo Ermani, di non aver mai conosciuto, biblicamente, un uomo».

Episodi che per l'Mps, citando voci di corridoio «all’interno della Magistratura», si conterebbero numerosi. «Non è difficile crederci anche pensando al famoso messaggio al Procuratore Generale Pagani: “trattamela bene…”», si aggiunge.

Un comportamento, insomma, «riprovevole, e forse anche passivo di sanzioni penali e civili», che si andrebbe a sovrapporre «ad una situazione di caos, potenzialmente esplosiva, in seno alla Magistratura». Per l'Mps trattasi della conseguenza della «spartizione partitica dei posti in seno al potere giudiziario», dove sarebbero approdati o si candiderebbero per approdarvi «personaggi che godono spesso di sostegno partitico e sempre meno di quella integrità, maturità e affidabilità che simili cariche richiedono».

Il Movimento per il socialismo esamina quindi la piega che starebbe prendendo la vicenda: una denuncia penale sporta da due giudici verso altri tre giudici: il presidente Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta. «Difesi rispettivamente da due pesi da novanta del foro ticinese: Luigi Mattei e Marco Broggini. Senza dimenticare che il Consiglio di Stato ha dato mandato ad una terza figura di peso, avv. Maria Gagliani (già vice Procuratrice Generale) di indagare sulla situazione, dal punto di vista amministrativo,all’interno delTribunale Penale».

«Oggettivamente - conclude l'Mps - , a noi pare che questa situazione, ormai incancrenita, possa e debba essere formalmente affrontata e risolta (se vi è la volontà politica) solo dal Gran Consiglio che a questo fine potrebbe attivare l’Alta Vigilanza (art. 57 cpv 2 della Costituzione). Nessun altro organismo, tanto meno il Consiglio di Stato o il Procuratore Generale, ha le competenze costituzionali per farlo. Pena il caos e la paralisi della Magistratura».

Da qui la richiesta formale da sottoporre al Plenum del Gran Consiglio per discussione e decisione nella seduta del 16 settembre 2024.

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