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TI.MAMMEFigli disabili: al bando i pietismi

03.02.22 - 08:00
Accettazione e collaborazione sono alla base della vita a contatto con la diversità
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Figli disabili: al bando i pietismi
Accettazione e collaborazione sono alla base della vita a contatto con la diversità

Quella dei genitori di un bambino disabile può essere una storia d’amore e di dolore che accoglie la nascita della propria creatura e si scontra con tutti i cambiamenti che essa comporta. Perché se l’arrivo di ogni pargolo costringe i neogenitori a creare una famiglia ed un ambiente a misura delle esigenze del neonato, quello di un bambino con disabilità amplifica tutto. Sentimenti compresi. Tra essi non mancano la frustrazione, la rabbia e persino il senso di colpa con i quali bisogna imparare a convivere, accettando la realtà al di là della retorica dei figli doni del cielo in qualsiasi circostanza. Lungi dalla volontà di innescare polemiche sulla realtà di questo precetto, è opportuno fare qualche distinguo utile a dissipare la nebbia dei luoghi comuni per accettare il rumore di ossa rotte che accompagna il macigno di una disabilità che può accompagnare la propria creatura. È una botta esagerata e non serve – né è giusto – negarlo.

Senza arrivare alle esagerazioni dei figli disabili abbandonati o rinnegati (perché i tempi della spartana rupe Tarpea sono fortunatamente superati), bisogna riconoscere che la loro presenza, al di là dell’amore naturale di mamma, papà, nonni e zii vari, innesca una serie di conflitti interiori basati sull’assoluta volontà dei genitori di garantire loro la miglior vita possibile che si scontra con le disponibilità strutturali, assistenziali e umane della società. Ed è così che anche i più carichi e corazzati genitori finiscono per provare un inevitabile senso di inadeguatezza che si nutre delle difficoltà vissute da mamma e papà e anche, se non soprattutto, dal piccolo con disabilità. Obiettivamente nessuna disabilità può essere considerata un dono del cielo o una benedizione ed un genitore può anche arrivare a chiedersi se la vita del proprio figlio disabile sia degna di essere vissuta. Un pensiero molto forte, ma è possibile e non può essere condannato, soprattutto nella consapevolezza che ogni genitore desidera sempre il meglio per i propri figli. La vita con un bambino affetto da disabilità comporta inevitabilmente delle rinunce e dei sacrifici per tutti i membri della famiglia, compresi eventuali altri bambini, e per non dar vita a scompensi e malcontenti è utile o addirittura necessario affidarsi ad un aiuto competente.

Il sostegno psicologico alle famiglie ed i centri di assistenza e riabilitazione sono fondamentali nella crescita di un pargolo con disabilità, ma anche l’aiuto di altri familiari non deve essere escluso, anche al fine di evitare l’esasperazione del senso di protezione per quella creatura. La vita con un figlio disabile inizia con la piena e sincera accettazione della sua situazione, da parte dei genitori e di tutti i familiari che devono far parte della sua quotidianità, evitando chiusure e puntando sulla presenza. A seconda del suo grado di disabilità, il bambino potrà integrarsi con l’aiuto degli strumenti più adatti, senza rimanere imprigionato in una diversità che finirebbe per condannarlo all’isolamento. Negare le evidenze non conviene e diventare ostaggio di esse non è naturale, ma è possibile affrontare le situazioni giorno per giorno senza vergognarsi dei momenti di sconforto. L’importante è trovare un motivo per non arrendersi, per gioire dei progressi anche piccoli dei propri figli e per aiutarli a vivere nel miglior modo possibile.

TMT (ti.mamme team)

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