Un disturbo dalle cause sconosciute che può essere curato riducendo l’ansia e migliorando l’autostima
Le linee guida europee la definiscono «disturbo della fluenza dell’eloquio» e l’Organizzazione mondiale della sanità parla della difficoltà di chi non riesce ad esprimere correttamente ciò che vuol dire, a causa di ripetute interruzioni o ripetizioni di parole: ma per tutti è semplicemente balbuzie. Il problema si manifesta con la difficoltà ad iniziare una frase o persino una parola, ripetizione di sillabe e parole, prolungamento di suoni contenuti in una parola o interruzioni che spezzano la parola stessa, aggiunta di suoni tra un vocabolo e l’alto: sono queste le manifestazioni più tipiche della balbuzie che può essere unita a segnali di carattere fisico come labbra tremanti o palpebre sbattute, pugni stretti e scatti della testa. A queste manifestazioni fisiche si accompagnano quelle emotive che non è facile scorgere, ma che segnano profondamente chi ne è protagonista. E considerato che il disturbo si manifesta più frequentemente nei bambini è facile immaginare quale enorme disagio rappresenti per loro. In oltre la metà dei casi, si tratta di fasi passeggere causate dal fatto che il piccolo sta imparando a parlare e che, quindi, svaniscono superata l’immaturità di linguaggio.
Se in passato si riteneva che la balbuzie dipendesse da traumi di natura emotiva subiti dai bambini interessati, oggi questa motivazione è stata superata, ma non sono state identificate le cause specifiche del problema. Quando le manifestazioni del disturbo appaiono minime e non interferiscono con la normale vita sociale del bambino, non c’è da allarmarsi, ma se la balbuzie si protrae, causa rilevanti difficoltà al bambino che comincia ad evitare di esprimersi e ad isolarsi, e accomuna più membri della famiglia diventa necessario consultare il pediatra che indicherà gli specialisti ai quali rivolgersi. La gestione del disturbo è solitamente affidata a psicologi, neuropsichiatri e logopedisti, ma non esistono cure definitive, mentre è consuetudine ricorrere a terapie utili ad attenuare le manifestazioni e a gestire il disagio provocato dal disturbo. Il trattamento del problema è personalizzato in base alle situazioni e prevede attività finalizzate al miglioramento di respirazione ed articolazione dei suoni, gestione dell’ansia e autostima.
Praticare attività radiofoniche, di doppiaggio e teatrali può essere molto utile nella cura della balbuzie grazie alla possibilità di interpretare ruoli differenti e alla necessità di improvvisare per rispondere all’esigenza di tempi ridotti e pressanti. Sono queste le attività consigliate anche ai più piccoli che riescono, così, a sentirsi più sicuri e a perdere rigidità. Con un bambino che balbetta sarà sempre fondamentale ascoltare quello che vuol dire lasciandogli il tempo di farlo e guardandolo continuamente negli occhi, invogliarlo alla lettura e favorire la sua tranquillità invitandolo a provvedere da solo alle attività per lui accessibili tipo un ordine telefonico in pizzeria. Bisognerà, invece, evitare assolutamente reazioni negative o critiche ai balbettii, anticipazione della parola che il piccolo ha difficoltà a pronunciare, mortificazioni del bambino con invito a respirare o a parlare meglio o, peggio, parlando continuamente della sua balbuzie della quale si rende già conto da solo confrontandosi con i suoi coetanei. Un bambino che balbetta non è solo questo e deve essere aiutato a non sentirsi rappresentato solo da quel disturbo per recuperare fiducia e sicurezza. Un impegno importante e fondamentale soprattutto per i genitori.
TMT (ti.mamme team)