Ecco come gestire un figlio colpevole di bullismo omofobico.
Pregiudizi, convinzioni errate, pensiero collettivo: in una parola «ignoranza». È questo quello che attanaglia ancora troppo spesso la mente di chi patisce di alcune fobie drammatiche a cominciare da quella verso la comunità LGTB. Ed il problema, forse maggiore, è che sono molti i giovanissimi che nutrono sentimenti ostili verso i propri coetanei più o meno dichiaratamente omosessuali. Tra adolescenti il fenomeno è talmente dilagante da regalare avvenimenti drammatici alle pagine di cronaca che raccontano di suicidi o esasperati atti di autolesionismo compiuti da ragazze e ragazzi vessati dalle pesanti offese e dai continui sberleffi dei propri compagni di scuola. Il bullismo omofobico, infatti, è sempre più spesso una costante tra i giovani che si ostinano a tormentare i propri coetanei dichiaratamente omosessuali o solo ritenuti tali in nome della vergogna del disgusto che dovrebbero provare per se stessi a causa della propria condizione. Assurdo e sconvolgente. Perché se già non si riesce a capire come dei ragazzetti che spesso non riescono a concentrarsi abbastanza nello studio, trovino la costanza per accanirsi contro chi considerano un diverso, scoprire lo squallore che alberga nei loro animi immaturi e poco curati è assolutamente disarmante. Da dove cominciare a recuperare il loro comportamento?
Difficile razionalizzare un piano di azione a causa dello sgomento che certe posizioni suscitano, ma agire e doveroso per provare a ripulire menti e coscienze dall’ignoranza fuorviante e diffusa. E già perché agli occhi dei bulletti senza giudizio e senza guida diverso è l’omosessuale, ma anche il cicciottello, il balbuziente, il timido, il coetaneo con i capelli rossi o quello che preferisce leggere durante la ricreazione invece che spintonarsi con gli altri nei corridoi. E bisogna intervenire senza sottovalutare comportamenti ed atteggiamenti, valorizzando la libertà ed il diritto di chiunque ad essere correttamente se stesso, senza colpo ferire alla natura altrui. I genitori sono i primi chiamati in causa per diffondere la cultura del rispetto, della tolleranza e dell’accettazione, i primi che devono curare la mente dei propri figli affinché non partorisca convincimenti devianti sulla base di cattive informazioni o malnate convinzioni. E siccome si sa che l’adolescenza è quel periodo della vita simile ad un buco nero nel quale spariscono sorrisi, disponibilità e dolcezza dei figli, l’impegno deve essere massimo e costante. L’approccio, come sempre, richiede pazienza e buona volontà ricordando che la percezione delle emozioni da parte degli adolescenti è molto più forte e condizionata dalla personale percezione che può essere differente dalla realtà. Basti pensare che di fronte ad un volto dall’espressione neutra l’adolescente che la osserva la riterrà negativa, rispettando la funzionalità del proprio cervello, chiamato ad essere più emotivo.
Aiutare serenamente il proprio figlio a riconoscere e rispettare un modo di essere diverso dal suo è fondamentale per aiutarlo a crescere ed affrontare le diverse situazioni in cui si troverà anche da adulto. Smontare i suoi pregiudizi non deve essere un atto di forza, bensì un lavoro certosino fatto con dimostrazioni contrarie e largamente sostenibili che fungano da termine di paragone oggettivo. E nel caso ne derivi un conflitto, derivante dal bisogno di trasgredire le raccomandazioni e le linee guida dei genitori e della società, la situazione deve essere affrontata e gestita, mai ignorata. È proprio in questi frangenti che il cervello degli adolescenti si sviluppa. I metodi coercitivi, è bene ricordarlo, non funzionano e rischiano di sortire effetti peggiori e, per questo, è più opportuno lasciare il giusto spazio rimanendo disponibili e solleciti all’ascolto. Controllare e prendersi cura dei figli, anche adolescenti, è sempre un dovere dei genitori che rispetteranno la loro indipendenza senza risultare assenti o disinteressati alle loro vite. Ogni figlio deve sapere di potersi rivolgere a mamma e papà in qualsiasi situazione, confidando nella loro comprensione e nella volontà di affrontare e risolvere insieme problemi e difficoltà. Aiutare un figlio adolescente a comprendere una diversità senza averne paura e senza irrigidirsi al cospetto delle sue sfumature è indispensabile per la loro serenità e la capacità di condividere con i coetanei a prescindere anche dal loro orientamento sessuale.
TMT (ti.mamme team)