Divertimento e sicurezza sono fondamentali per il benessere dei bambini
Il nuoto è uno sport completo: lo avrete sentito dire. Ed è vero. Allena tutto il corpo e ne favorisce uno sviluppo armonico, rinforzando il sistema cardio circolatorio e aiutando a scongiurare i rischi di obesità e patologie posturali. Migliora la coordinazione motoria e respiratoria e, considerata l’assenza di gravità in cui ci si muove grazie all’acqua, il rischio di infortuni è bassissimo al pari dell’usura delle articolazioni. Non solo: praticare il nuoto sostiene un corretto sviluppo cognitivo, migliora l’autostima, unisce momenti di divertimento a quelli di insegnamento e facilita la socializzazione. Sono parecchi, però, i giovanissimi che non sanno nuotare ed in acqua a stento galleggiano, rischiando molto in eventuali situazioni di pericolo. Serve quindi acquisire almeno le tecniche fondamentali di nuoto per essere al sicuro in acqua.
Detto questo, qual è l’età migliore per cominciare a nuotare? Partendo dal presupposto che ogni età è buona per farlo, fatta salva una diversa acquisizione di abilità, valutiamo nel dettaglio fasce di età e relative competenze. Il primo passo è quello dell’acquaticità con corsi destinati ai pargoli sino a 3 anni, da praticare sempre con mamma o papà. Queste lezioni, oltre a migliorare il legame tra genitore e figlio, contribuisce alla crescita armoniosa del piccolo che dall’esperienza riceve numerosi stimoli per la mente ed il corpo. Dopo i 3 anni e sino ai 6 si può avviare un corso propedeutico al nuoto, sfruttando il miglioramento delle capacità di coordinazione del bambino. In questa fase si affrontano eventuali paure come quella dell’acqua, e si avvia l’apprendimento delle tecniche di respirazione e galleggiamento.
Dai 6 anni si può iniziare un vero corso di nuoto, anche senza gli step precedenti ai quali bisognerà sopperire con l’apprendimento delle tecniche di base. Dopo i 10 anni praticare nuoto è ancora un valido aiuto al corretto sviluppo fisico del bambino, ma potrebbe essere necessario affrontare eventuali sue ritrosie derivanti dal timore dell’acqua e del confronto con gli altri. L’importante è che l’avvicinamento del bambino al nuoto sia naturale e divertente, senza costrizioni o forzature che risulterebbero del tutto controproducenti. Nel caso in cui si scelga il percorso dell’agonismo è necessario non assillare il giovanissimo atleta con ambizioni esagerate, rischiando di provocare sensi di frustrazione ed inadeguatezza.
TMT (ti.mamme team)