Un’eruzione cutanea priva di sintomi da trattare con la normale igiene del neonato
La romantica idea della delicata perfezione dei neonati si infrange spesso contro una condizione tanto diffusa quanto antiestetica: la crosta lattea. Parliamo di quelle squamette giallastre ed oleose che, tra la seconda e la sesta settimana di vita, possono comparire prevalentemente sulla testolina del bebè, ma anche dietro le orecchie, tra le pieghe del collo, sotto le braccia e nelle parti a contatto con il pannolino. Si tratta di una infiammazione della cute che coinvolge le ghiandole sebacee, sgradevole alla vista ma priva di conseguenze sulla salute del piccolo, che nemmeno si accorge della presenza di questa eruzione cutanea.
Il fenomeno rappresenta una variante della dermatite seborroica sulla quale incidono particolarmente gli ormoni materni che stimolano la produzione del sebo favorendo la proliferazione del fungo della malassezia che trova ambito fertile a causa dello squilibrio della flora batterica della cute. La crosta lattea è destinata a scomparire spontaneamente al massimo entro l’anno di vita, in caso contrario è necessario consultare il medico per trattare adeguatamente il fenomeno. La valutazione del pediatra sarà indispensabile anche in presenza di manifestazioni diverse dalle squame tipiche della crosta lattea: croste, lesioni, vescicole, pelle ruvida e rossa, con sensazione di prurito potrebbero indicare una dermatite atopica. Cosa fare in presenza della crosta lattea? Niente altro che una pulizia corretta.
L’utilizzo di un detergente a base oleosa o emolliente o di uno shampoo specifico aiuterà nel lavaggio dei capelli del neonato e dopo potrà essere utile tamponare la cute con del cotone imbevuto di olio di mandorla o calendula – evitare quello di oliva che alimenta la malassezia - o applicare una crema specifica per la crosta lattea. Assolutamente vietato, invece, rimuovere le squame con pettine o dita per evitare di provocare irritazioni, ma si può agevolare l’eliminazione delle squame staccate con l’aiuto di una spazzola morbida. Una curiosità: nonostante il nome, la crosta lattea – che non è contagiosa - non ha alcun nesso con l’assunzione, da parte del bebè, di latte materno o con allergie al latte vaccino, contrariamente a quanto dicessero alcune credenze popolari. È chiamata così solo perché tipica dei lattanti e può essere indizio di dermatite atopica o psoriasi.
TMT (ti.mamme team)