La pratica diffusa nella cultura ebraica ed islamica può avere anche valenza medica
Esiste un fenomeno, chiamato fimosi, che nei primissimi anni di vita dei bambini impedisce lo scorrimento della pelle del pene, impedendone la corretta igiene. L’evento, che riguarda evidentemente i maschietti, è praticamente fisiologico e migliora progressivamente sino a quando, verso i tre anni di età, svanisce lasciando che il prepuzio scorra facilmente sino a lasciar scoperta il glande, ovvero la parte superiore dell’organo. Nel caso in cui questo non avvenga, però, la situazione viene valutata da un chirurgo pediatrico che potrà proporre le soluzioni disponibili. Tra queste, accanto all’applicazione di una pomata cortisonica ed alla possibilità di una plastica dorsale del prepuzio per i casi meno gravi, c’è la circoncisione. Il rimedio estremo, che consiste in un intervento chirurgico con cui si asporta l’intero prepuzio, si rende necessario nel caso di completa chiusura della pelle che provoca frequenti infezioni, a causa della scarsa igiene possibile.
La pratica di asportazione è molto rapida e richiede l’applicazione di punti riassorbibili che limitano i fastidi alleviati anche dall’applicazione di pomate cortisoniche. Al di là dell’aspetto puramente medico, intorno alla pratica della circoncisione, si sviluppano opinioni controverse sulla sua esecuzione per motivi culturali e religiosi, poco frequenti in Europa, ma largamente diffusi nel sud-est asiatico, in Africa e negli Stati Uniti, soprattutto tra ebrei ed islamici. L’intervento deve essere eseguito in ambiente medico, scongiurando il rischio di infezioni o complicazioni più gravi. Uno studio americano ha evidenziato che sono poco meno di 120 i bambini che ogni anno perdono la vita in seguito alla circoncisione, proprio a causa di conseguenze impreviste come shock settico o emorragia.
Risulta evidente, quindi, che eccezion fatta per gli eventuali problemi di salute sopra indicati, praticare la circoncisione nei bambini sani è sconsigliato oltre che inutile, visto che le condizioni igieniche della società contemporanea sono accettabilmente buone e consentono di scongiurare pericoli di infezioni. Sottoporre un bimbo sano alla circoncisione significa provocargli comunque dolore con una pratica non necessaria e soprattutto lontanissima da qualsiasi motivazione medica. I numerosi dibattiti sulla liceità di questa pratica nella sua forma di rituale religioso o culturale, hanno dato spazio anche ad obiezioni inneggianti al suo divieto appellandosi alla natura irreversibile dell’intervento ed all’esposizione del bambino a gravi rischi senza alcuna necessità.
TMT (ti.mamme team)