Humor ed ironia crescono con le competenze raggiunte, ma anche i piccoli hanno di che ridere.
All’inizio basta la mamma che nasconde il volto dietro le mani e riappare con un sorriso o il papà che fa rumori strani o il fratellino che gonfia le guance per strappare una risatina al piccolo di casa. Un gridolino di gioia che lo fa sembrare rallegrato e contagia i presenti e che lascia pensare che il piccolo si stia davvero divertendo con poco: può essere, ma per poter parlare di umorismo bisogna fare qualche precisazione. Divertire un bambino facendo qualche faccia buffa è un conto, ma strappargli una risata raccontando una barzelletta è tutta un’altra cosa. Il conflitto tra quello che ci si aspetta e ciò che è inatteso, ovvero l’effetto sorpresa che «manipola l’incongruo» - come dicono gli psicologi – genera umorismo, almeno negli adulti. mentre nei bambini il discorso è totalmente diverso e, a ben guardare, più complesso.
Per parlare di humor infantile bisogna aspettare la risata o il sorriso cognitivi del piccolo, cioè la dimostrazione di una reazione provocata da un’informazione ricevuta e compresa tanto da essere elaborata consapevolmente. L’umorismo dei bambini si sviluppa di pari passo all’acquisizione delle conoscenze, quindi ogni età avrà i suoi apprendimenti e, di conseguenza, il suo umorismo. A sei mesi faranno ridere i comportamenti insoliti (facce buffe) e dopo l’anno ciò che si trasforma (un foglio che diventa una barchetta), poi lo sviluppo del linguaggio crea una grande risorsa perché il bambino scopre di potersi divertire con le parole scambiando il nome degli oggetti o inventando delle rime. Dopo i sei anni l’umorismo comincia a perfezionarsi e l’attenzione dei bambini si concentra sugli indovinelli e l’universo dei pazzi che rappresentano il primo passo verso il mondo delle barzellette.
A questa età, infatti, i piccoli sono tutti tesi alla scoperta del limite tra stupido ed intelligente e nelle barzellette questo confine trova una perfetta rappresentazione. Per sarcasmo ed ironia bisognerà aspettare ancora, soprattutto che il bambino cresca e acquisisca competenze evolute che gli consentano di cogliere la realtà dietro l’affermazione del suo contrario. Questo livello è del tutto personale, c’è chi lo raggiunge prima e chi dopo e chi stenta a riconoscere l’ironia anche in età adulta! Raggiunta l’adolescenza potranno essere le battute un po’ becere o sconce a provocare ilarità e qualche adulto si divertirà al cospetto di una battuta un po’ sboccata di un giovanissimo. E questo perché, in linea di massima, l’umorismo in genere è un aspetto soggettivo, ognuno ha il suo, a cominciare dai bambini.