Permettere la completa guarigione del malato ed evitare contagi sono i cardini del provvedimento
Questione di buon senso oppure obbligo di legge? La prima opzione è quella che vale, ma la seconda arriva quando la precedente non viene presa in considerazione. Parliamo di malattie infettive e frequenza scolastica. L’abbiamo imparato con il coronavirus che per evitare i contagi è necessario l’isolamento o, comunque, una ridotta frequentazione di ambienti chiusi adibiti al pubblico, nei quali è facile che virus e batteri possano trasmettersi anche solo respirando. Certo non si invocano le misure restrittive adottate per frenare i contagi da covid-19, ma anche in caso di raffreddore, influenza e qualsiasi altra malattia infettiva, prudenza e buon senso sono auspicabili soprattutto con i bambini. Mandarli a scuola con la tosse o con la diarrea non è una scelta intelligente: magari si evita di dover rimanere a casa con loro o di chiamare qualcuno che lo faccia al proprio posto, ma si nega al piccolo paziente la possibilità di riprendersi in base alle esigenze personali e, se non bastasse, si mettono a rischio di contagio tutti i compagni di classe e gli insegnanti.
E visto che il carattere e la personalità non si formano andando per il mondo tossicolosi e febbricitanti è preferibile tenere i pargoli al caldo lasciandoli guarire in santa pace. Questo permetterà anche ad ogni insegnante di non dover imprecare sotto lingua all’arrivo dell’ennesimo alunno moccoloso, mentre si organizza per tenerlo un po’ distante dai compagni ed evitare una epidemia in classe. Se però il malaticcio viene mandato a scuola, nonostante evidenti e debilitanti sintomi di malessere, ci pensa la legge a rispedirlo tra le coperte del suo lettino sino a completa guarigione. L’esclusione obbligatoria dall’istituzione scolastica è lo strumento al quale si ricorre in vista di alcune malattie trasmissibili per scongiurare le conseguenze a danno della salute comune.
Il provvedimento imposto dall’autorità sanitaria prevede quindi il divieto a frequentare una comunità per il periodo della malattia - quindi della contagiosità - e vale per i bambini, ma anche per gli adulti. Nel cantone Ticino, in particolare nel novembre 2022 è stata emessa una direttiva sull’esclusione da scuole e colonie, in caso di malattie infettive, ed estende, ove fosse necessario precisarlo a supporto della logica comune, il provvedimento a tutti gli ambienti extrascolastici. Nella direttiva, il medico cantonale indica come malattie trasmissibili per le quali è necessaria l’esclusione: epatite A, gastroenteriti, morbillo e tubercolosi, per altre come pertosse, scabbia e gastroenteriti sono indicate differenze per l’esclusione tra malati in età scolare o pre-scolare, mentre per le malattie non indicate espressamente come rosolia e parotite, si suggerisce il ricorso alla normale assenza.