Routine della nanna e niente corse al primo pianto per aiutare il piccolo nel cambiamento
Far dormire un bambino da solo nella sua cameretta sin da quando è molto piccolo è un comportamento consigliato dagli esperti. Così facendo, infatti, riduce il rischio di soffocamento generato dall’abitudine di far dormire il bebè nel lettone oltre che l’ansia di distacco. Se però le raccomandazioni non bastano e l’idea di lasciare il pargolo tutto solo in un’altra stanza non convince mamma e papà, al momento giusto bisognerà affrontare il cambio di abitudini e, quindi, l’abbandono della camera dei genitori e il loro lettone, per conquistare l’indipendenza della propria stanza. Sì, l’infante ne farebbe tranquillamente a meno, ma non sussistendo particolari condizioni di necessità è necessario insegnare al piccolo a dormire da solo. Armandosi di tanta pazienza i genitori devono intraprendere il percorso che sarà sicuramente costellato da tanti pianti. Proprio al cospetto di questa certezza mamma e papà dovranno esercitarsi per non cedere alla tentazione di non accorrere al primo vagito e provare ad aspettare prima di arrivare a consolarlo.
A giustificare quello che sembra un atteggiamento insensibile e duro da mettere in pratica, c’è una spiegazione logica: se il piccolo si abitua alle coccole conciliatrici del sonno, non sarà mai in grado di addormentarsi da solo e quindi a ogni risveglio dovrà aspettare il soccorso dei genitori per tornare a dormire. Per agevolare l’apprendimento della nanna da solo, gli addetti ai lavori consigliano di mettere il bebè nella sua culla o lettino quando è assonnato e dargli la buonanotte lasciandolo poi subito da solo. Le possibilità seguenti sono che si addormenti serenamente da solo o che dopo poco scoppi a piangere. In questo caso bisognerà aspettare qualche minuto, tre preferibilmente, prima di andare a confortarlo un paio di minuti, senza accendere la luce nella sua stanza e senza prenderlo in braccio, rassicurandolo con voce bassa e dolce e andando via prima che si addormenti.
Se il pianto dovesse riprendere subito dopo, bisognerà aspettare cinque minuti prima di tornare a consolare il piccolo con le stesse accortezze. Dal terzo tentativo con annesso pianto bisognerà aspettare dieci minuti prima di accorrere, ripetendo lo schema ad ogni eventuale risveglio. Con il passare delle notti, i minuti di attesa dovranno aumentare prima di precipitarsi a consolare ogni pianto: una pratica che richiede molto impegno da parte dei genitori, ma che di solito non dura più di una settimana. Il concetto è quello di concedere al piccolo di riuscire a consolarsi da solo, ma se questo non accade bisogna evitare che il piccolo rimanga da solo a piangere per impedire che associ al sonno emozioni negative. Una sana routine del sonno risulta molto utile nell’insegnamento delle nuove abitudini per il piccolo: cambiamenti di orario sempre graduali, camera non eccessivamente calda e biancheria comoda. Un grande sforzo deve essere compiuto da mamma e papà che devono cercare di rimanere calmi così da riuscire a trasmettere serenità e non apprensione al piccolo.