Limiti e regole consentono un’educazione corretta fatta di conquiste e autostima
L’educazione dei bambini passa anche attraverso i «no» pronunciati al momento opportuno e in modo appropriato. È una verità che può incupire se si pensa di deludere le aspettative dei propri pargoli, ma si conferma una via importante per insegnare loro l’importanza dei limiti e il valore dei principi. In linea teorica è tutto giusto e fondamentale, ma il passaggio alla pratica può essere difficile e tutt’altro che scontato, forse per colpa della stanchezza e del cuore pavido dei genitori. Mamma e papà sono sempre tesi a garantire il meglio alle proprie creature e, spesso, le loro richieste sono degli imperativi per l’impegno genitoriale ed è in questo modo che può capitare di perdere di vista limiti e regole che aiutano a vivere meglio e, soprattutto, impediscono agli infanti di diventare dei viziati sregolati, incapaci di apprezzare l’importanza delle cose e dei gesti, oltre che il concetto di merito. Per non sentirsi educatori arcigni, pronti a cancellare crudelmente i desideri degli infanti speranzosi, bisogna fare le opportune considerazioni.
È di aiuto, in tal senso, ricordare che anche il percorso di conquista di un obiettivo e, quindi, la materializzazione di un desiderio ha una notevole rilevanza nello sviluppo psichico, poiché rende più gratificante l’aver ottenuto ciò che si desiderava con impegno. Avere tutto senza faticare, invece, fa perdere di valore ogni conquista, spingendo il bambino ad accantonare quanto ottenuto e a volere presto qualcos’altro. Un loop negativo da impedire assolutamente per il bene anche emotivo del pargolo. E allora, come riuscire a pronunciare il fatidico «no» in modo corretto? Partendo dal presupposto che soddisfare incondizionatamente ogni richiesta dei bambini è sbagliato e non educativo, bisogna imparare a riconoscere il momento giusto per rifiutare e quello per premiare. In linea generale, il lassismo è sbagliato: i bambini non possono crescere senza regole e limiti, ottenendo tutto ciò che chiedono o facendo quello che gli pare. Ovviamente anche un sistema educativo fatto di ripetuti rifiuti e continue proibizioni che inibiscono completamente la libertà dei bambini è sbagliato e persino controproducente perché potrebbe innescare forme di ribellione.
La giusta misura, sebbene non esistano formule genericamente valide, è data da regole chiare e spiegate con dovizia di motivazioni che possono prevedere qualche eccezione in situazioni davvero particolari. È fondamentale che mamma e papà siano concordi e non si contraddicano reciprocamente, per evitare di confondere i piccoli o autorizzarli a individuare il genitore più permissivo al quale rivolgersi per vedere soddisfatte le proprie richieste. I due anni sono l’età dei «no» detti e ricevuti da ogni bambino che è pronto a rifiutare e a capire quando gli viene negato qualcosa. Quelli pronunciati dai genitori ai propri figli durante la prima infanzia sono i no di divieto, ai quali seguono quelli di limite utili a frenare lo spirito esplorativo che accompagna il desiderio di conoscenza nella seconda infanzia. La pre-adolescenza lascia spazio ai no che fermano le regole e sanciscono per i ragazzini i criteri da adottare per la conquista della propria autonomia.