Gli insoliti comportamenti dei neonati devono essere verificati con uno specialista
Il miglioramento delle conoscenze e la loro divulgazione mettono chiunque nelle condizioni di acquisire notizie utili e di comparare le informazioni apprese con il proprio vissuto. Abilissime in questo procedimento sono le mamme, sempre attente a scrutare i propri pargoli analizzando ogni loro comportamento per consolidare l’idea che vada tutto bene o per individuare eventuali indizi utili a scoprire eventuali anomalie o sintomi preoccupanti. Proprio quest’ultima possibilità è la più pericolosa perché è vero quello che recitava una vignetta di alcuni anni fa «ho cercato i miei sintomi online e secondo internet sono morto da alcuni anni». La rete, infatti, informa - anche troppo - e quello che spesso sfugge è che le informazioni presenti sono generiche e non inevitabilmente applicabili a ogni singolo caso: per quello serve sempre l’opinione di un medico. Sull’onda di questa abitudine da attenti internauti, le mamme indagatrici scrutano i propri bebè analizzando ogni loro insolito atteggiamento per poi confrontarlo con quello che c’è scritto sul web, soprattutto a proposito dei disturbi dello spettro autistico. Per provare ad arginare le conclusioni affrettate o le diagnosi fuorvianti, proviamo a fare chiarezza sull’argomento grazie alle informazioni elargite dai canali specifici.
Prima di tutto è utile precisare che, visti i molteplici modi in cui il disturbo può manifestarsi, si parla di spettro autistico a comprendere tutte le manifestazioni riscontrate nei diversi soggetti da esso affetti che essendo molteplici e differenti possono rendere complicata la diagnosi. In linea generale si può affermare che l’autismo si manifesta entro i primi tre anni di vita e qualsiasi sospetto deve essere verificato con l’aiuto di uno specialista. Il disturbo è caratterizzato dalla compromissione delle abilità comunicative e sociali dei pazienti che hanno evidenti difficoltà anche nella comprensione delle intenzioni altrui. Anche i neonati, però, possono avere manifestazioni non facilmente interpretabili riconducibili al pre-autismo ed è importante appurarne la causa. Queste avvisaglie si manifestano dalla nascita sino ai due anni circa e si dividono in due fasi, la prima da zero a sei mesi, l’altra dai sei mesi all’anno, dopo il quale si hanno sintomi di autismo accertato. Il pre-autismo della primissima infanzia si manifesta nei primi sei mesi di vita con:
- scarsa attenzione a cose e persone
- mancanza di eccitazione in presenza dei genitori e prima di essere presi in braccio
- sguardo vacuo
- deviazioni motorie (testina reclinata in posizione seduta o atonia facciale)
- palpebre cadenti o simil-strabismo
- sonnolenza
- umore irritabile
- tono muscolare flaccido.
Questi sintomi non sono necessariamente sinonimo di autismo e possono evidenziarsi anche in bambini con un successivo sviluppo del tutto normale o con altro tipo di disturbi. Dopo i sei mesi e sino all’anno di età, invece, i segnali di autismo possono essere:
- assenza della ricerca visiva delle persone
- evitare lo sguardo della mamma e allontanare il proprio oltre le persone
- resistenza a essere preso in braccio
- movimenti ripetuti
- espressioni prive di intenzione
- iperattività senza fine
- eccitazione simile ad allucinazione.
Tra uno e due anni, l’autismo può manifestarsi con la riluttanza del piccolo ad avvicinarsi ai genitori che mantiene le distanze da loro e ha un’affettività ristretta. Il bambino è poco attivo e privo di motivazione nei movimenti, il suo volto è inespressivo e lo sviluppo del linguaggio è fallimentare. Riconoscendo l’importanza di una diagnosi precoce per aiutare i bambini autistici a sviluppare il loro potenziale è fondamentale che i genitori segnalino al pediatra di riferimento tutti gli eventuali segnali anomali riscontrati nella propria creatura. Questo consentirà loro di avvalersi di consulti specialistici e indagini diagnostiche specifiche e più certe, quindi davvero utili.