Tutto può influenzare il riposo notturno dei piccoli, persino le fasi della loro crescita
Avete sempre pensato che i frequenti risvegli notturni del vostro bebè siano una sorta di punizione per le notti di baldoria trascorse fuori casa, lasciando i vostri genitori a casa a preoccuparsi per voi? Fermo restando che non è escluso che si tratti di una risposta del karma, la scienza si limita a garantire che i risvegli notturni del neonato, accompagnati da pianti e strilli, siano espressione di processi evolutivi. La loro presenza è assolutamente normale e rappresenta il riscontro passaggio dalle fasi di sonno più profondo a quelle più leggere, durante lo sviluppo. A tre mesi i neonati possono dormire anche 12 ore di fila, ma la maggior parte preferisce svegliarsi durante la notte richiamando l’attenzione di mamma e papà a suon di strepiti. In realtà il processo di risveglio riguarda i pargoli così come gli adulti, ma mentre questi ultimi si riaddormentano tanto rapidamente da non accorgersene e nemmeno ricordarsene, i piccoli sottolineano il proprio risveglio richiedendo l’intervento dei genitori per essere tranquillizzati o nutriti.
Quello che è interessante capire è che questi risvegli, negli adulti come nei bambini, sono conseguenza del cambiamento delle onde cerebrali e del passaggio dalla fase REM a quelle non REM. Quando le onde cerebrali assumono uno schema più simile a quello degli adulti, generalmente intorno ai sei mesi di età, il sonno diventa più regolare e i risvegli notturni si riducono. È utile comprendere che i risvegli notturni dei bambini possono essere causati da ciò che scandisce la sua crescita a cominciare dai cambiamenti riscontrabili nel ritmo sonno-veglia o nella routine serale. A questo si aggiungono gli stimoli esterni, disturbi fisici e dentizione, ma anche la curiosità e lo spirito di indipendenza che accompagnano la crescita individuale. Provare a evitare i risvegli notturni dei bambini non è una buona idea, visto che essi sono un evento fisiologico. Imparare ad affrontarli e, quindi, a gestirli è l’alternativa migliore che consente anche a mamma e papà un riposo migliore. Eliminato ogni senso di colpa, derivante dall’idea che i continui risvegli del proprio bebè derivino da errori nel suo accudimento, i genitori devono prestare attenzione a tutti i comportamenti che possono favorire il sonno del pargolo.
Cosa fare, quindi, per gestire al meglio i risvegli notturni dei piccoli? Vediamo insieme cosa suggeriscono i pediatri:
- creare una corretta routine quotidiana basata su orari fissi per la pappa, il bagnetto e i riposini diurni;
- mantenere i riferimenti del bebè, dal lettino al pupazzo preferito;
- ridurre rumori e luci durante le ore serali e notturne;
- garantire la qualità dell’aria e la giusta temperatura in casa;
- creare un rituale che evochi nel piccolo senso di sicurezza e protezione.
Dopo i tre anni il sonno dei bambini si regolarizza e i risvegli notturni scompaiono progressivamente lasciando spazio a un riposo completo che influenza positivamente l’umore e l’energia del giorno seguente. Chiedere aiuto al pediatra di riferimento è sempre un’ottima mossa in caso di difficoltà nella gestione dei comportamenti del proprio bambino e anche nel caso dei risvegli notturni si rivela importante. Soprattutto per evitare iniziative personali come la somministrazione di melatonina che deve essere effettuata solo dietro prescrizione e controllo del medico, al fine di evitare i suoi effetti collaterali sul sistema cardiovascolare, su quello nervoso e sull’apparato gastrointestinale.