L'oppositrice bielorussa ha confermato il rapimento e come i servizi segreti le abbiano intimato di recarsi all'estero
Inoltre, ha presentato una denuncia penale contro il KGB: «Posso identificare gli uomini che mi hanno rapita»
MINSK - Una prima dichiarazione della dissidente bielorussa Maria Kolesnikova, finita al centro dell'attenzione mediatica internazionale dopo essere stata "rapita" e portata al confine Ucraino, denuncia il comportamento degli agenti dell'Agenzia per la sicurezza dello Stato della Repubblica Bielorussa (KGB).
Secondo quanto riferisce l'oppositrice, hanno tentato di portarla in Ucraina contro la sua volontà, mettendole un sacco in testa e minacciando di ucciderla.
«Dicevano che se mi fossi rifiutata di lasciare volontariamente la Bielorussia, sarei stata comunque portata fuori dal paese: viva o a pezzi», ha affermato Kolesnikova, membro del presidium del Consiglio di coordinamento dell'opposizione bielorussa, in una dichiarazione pubblicata oggi dal suo avvocato.
Kolesnikova ha inoltre confermato la versione secondo la quale ha strappato il proprio passaporto per non poter essere portata all'estero.
La dissidente ha poi presentato una denuncia penale contro le autorità (i servizi segreti del KGB e le forze speciali di polizia), che comprende l'accusa di rapimento e la richiesta di una condanna fino a 25 anni di carcere per gli uomini coinvolti. Kolesnikova ha infatti sottolineato di essere in grado di poter identificare i protagonisti.
Nonostante i lividi presenti, «Maria si sente bene ed è coraggiosa, nonostante lo stress e le violenze che ha vissuto negli ultimi due giorni», ha concluso l'avvocato della donna.