Lui cita la Bibbia e si considera «operatore di pace», destinatario di una missione divina
WASHINGTON - «Come dice la Bibbia, “Beati gli operatori di pace”. E a tal fine, spero che la mia più grande eredità, sia quella di pacificatore e unificatore».
Sono le parole contenute in un tweet della Casa Bianca, che accompagnano una singolare foto di Donald Trump: seduto alla sua scrivania nello Studio Ovale, è circondato dallo staff presidenziale. L'intenzione dovrebbe essere, più che di misticismo, di vera e propria predestinazione: il messaggio lanciato alla nazione è quello di un presidente scelto da Dio per portare la pace nel mondo. A cominciare, più ancora che dal Medio Oriente, dall'Ucraina.
“As the Bible says, ‘Blessed are the peacemakers.’ And in that end, I hope my greatest legacy when it's all finished, will be known as a peacemaker and a unifier.” —President Donald J. Trump pic.twitter.com/ArXe38r1EY
— The White House (@WhiteHouse) February 8, 2025
Trump ha infatti dichiarato, nel corso di un'intervista esclusiva al New York Post rilasciata sull'Air Force One, di aver avuto un colloquio telefonico con Vladimir Putin. Pur senza entrare nei dettagli della conversazione, ha assicurato che il presidente russo «vuole vedere la gente smettere di morire. Tutta quella gente morta. Giovani, bellissime persone. Sono come i vostri figli, due milioni di loro».
Il Cremlino non ha confermato né smentito la telefonata. Il portavoce Dmitry Peskov si è limitato a spiegare che ci sono «comunicazioni condotte attraverso diversi canali, e sullo sfondo della molteplicità di queste comunicazioni, io personalmente potrei non essere a conoscenza di qualcosa».
Nonostante le operazioni militari stiano proseguendo da entrambi i lati del confine (nel Donbass e nell'oblast russo di Kursk), là dove si decidono le sorti del conflitto sembrerebbe esserci una volontà di trattare. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato di essere pronto a parlare con Putin, non prima però di essersi coordinato con Trump. Anche Mosca considera imprescindibile il ruolo giocato da Washington, dato che il leader di Kiev continua a essere considerato «un interlocutore non legittimo».
Il dato oggettivo è che si sta assistendo a un “corteggiamento” di Trump da parte di entrambi i contendenti sul fronte russo-ucraino. Il Cremlino punta a blandire l'attuale inquilino della Casa Bianca, che ritiene (a ragione) essere un interlocutore completamente diverso rispetto al suo predecessore, Joe Biden. Zelensky, invece, solletica la fame di “terre rare” degli Usa, ben sapendo come questo sia un argomento che sta molto a cuore al tycoon (vedi Groenlandia).
Tra due settimane esatte sarà il terzo anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina. Vedremo se succederà qualcosa prima di questa ricorrenza.