L'assassino di massa ha fatto causa allo Stato norvegese dichiarando che sarebbe in atto una violazione dei diritti umani
OSLO - L'assassino di massa Anders Behring Breivik ha fatto nuovamente causa allo Stato norvegese per presunta violazione dei diritti umani e chiesto che il suo isolamento - in vigore da dieci anni - venga interrotto. Il 44enne è apparso oggi in udienza davanti al giudice nella palestra della struttura carceraria in cui è recluso. Una decisione circa il suo futuro da detenuto - gli restano da scontare ancora 11 anni - è attesa per le prossime settimane.
Il 22 luglio del 2011 Breivik si rese autore di due attentati terroristici, uccidendo in totale 77 persone e causando centinaia di feriti. Nell'agosto dell'anno successivo venne condannato a 21 anni di carcere, la pena massima in Norvegia, con possibilità di prorogare anche all'infinito la sua reclusione di cinque anni qualora venisse ritenuto necessario. Già nel 2016 il terrorista aveva fatto causa allo Stato per violazione della Convenzione europea dei Diritti umani. Un caso che aveva inizialmente vinto, ma il cui risultato era stato ribaltato in appello nel 2017.
Ora, stando ai suoi legali, scrive Reuters, dopo essere stato in isolamento per oltre dieci anni, Breivik è soggetto a pensieri suicidi ed è costretto ad assumere antidepressivi, quali il Prozac, per continuare a vivere in prigione. Essere privato di significativi contatti umani starebbe avendo un impatto devastante sulla sua salute.
La difesa non è tuttavia d'accordo. Afferma che l'isolamento dell'uomo sia relativo, in quanto può interagire con le guardie, con un prete, con un professionista della salute e, fino a poco tempo fa, riceveva regolarmente visite da parte di un volontario. Inoltre, ogni due settimane può passare un'ora con altri due detenuti.
E, sottolinea, che lasciare che Breivik esca dall'isolamento, vorrebbe dire permettergli di confrontarsi con altri detenuti interessati alle sue idee e ispirare nuovi possibili crimini.